Regia di Michael S. Ojeda vedi scheda film
Seconda, irresistibile, regia di un operatore alla macchina in grado di ricoprire con inventiva anche il ruolo di sceneggiatore. The russian bride, oltre a puntare il dito contro le abominevoli situazioni di donne emarginate (Russia come Romania, o altra nazione dell'Est), appassiona dall'inizio sino alla fine. Riuscendo anche a sorprendere.
Livny, Russia. Per sfuggire alla miseria e alla violenza di un marito alcolizzato, l'ancora piacente Nina (Oksana Orlan) si offre online in un sito di incontri. Trova il favore di Karl Frederick (Corbin Bernsen), un anziano sessantenne, ex chirurgo plastico americano, che la vuole in sposa a "scatola chiusa". Nina vola, assieme alla piccola figlia Dasha (Kristina Pimenova), senza alcun ripensamento dall'uomo, per essere accolta in un lussuoso castello, isolato nel raggio di venti miglia. Karl da sfoggio di eleganza e non lesina benessere: la governante Maria (Lisa Goodman) si occupa delle faccende domestiche, mentre ad occuparsi di cavalli e piante ci pensa un giardiniere muto, l'ungherese Hagen (Michael Robert Brandon). Nina, inaspettatamente, si trova a dar prova del suo amore, praticando un primo amplesso orale -quasi imposto- a Karl, che la fa velocemente convolare a "giuste" nozze. Ma con il passare del tempo, le cose iniziano ad assumere incomprensibili risvolti, a causa del mutante umore -pressoché bipolare- di Karl. L'uomo non fa difetto di usare cocaina e mostra -in occasione di una romantica cena- una mente perversa. Quando anche la piccola Dasha sembra intravedere una fantasmatica presenza nelle stanze del maniero, per Nina è l'inizio di un inarrestabile declino che la porterà ai limiti della lucidità mentale.
"Quando il comunismo è caduto, era come il selvaggio West. Teppisti non istruiti con le palle più grandi... hanno preso il controllo di tutto: fabbriche, petrolio, gas. Sono diventati potenti..." (Yuri, zio di Nina)
"Sei una cuoca fantastica, una moglie devota, una madre meravigliosa e fai poderosi pompini." (Karl, in occasione di una romantica e intima cena a lume di candela, alla moglie)
Con un occhio al celebre film The stepfather (ma difficile pare essere casuale anche la motivazione che muove Karl, poiché il personaggio sviluppa una evoluzione di pensiero simile al Peter Bunch/Andrea Occhipinti di Lo squartatore di New York), Michael S. Ojeda scrive e dirige questo sorprendente horror che si pone, per intuizioni visive e struttura narrativa, sulla scia di Kill Bill, riuscendo a sorprendere forse ancora di più. Sin dai curati titoli di testa si intuisce che The russian bride è un film solido, costruito con enorme impegno e con tanta inventiva. Le evoluzioni della macchina da presa, mai ripetitive e men che meno convenzionali, tradiscono il fatto che ci troviamo di fronte ad un operatore alla macchina: attività principale di Ojeda, diventato regista con un debutto nel 2013 che -dato l'esito di questo eccezionale lavoro- merita certamente il recupero: Avenged, infatti, racconta di una ragazza brutalizzata sino al decesso da alcuni teppisti, il cui corpo -posseduto dallo spirito di un guerriero Apache- torna dal mondo dei morti per compiere giusta vendetta. Nel cosmo nulla è lasciato al caso: infatti i titoli che subito vengono alla mente, durante la gradevole visione, sono sia il Kill Bill di Tarantino (la "sposa" era in quel caso Uma Thurman), sia il possente Revenge di Coralie Fargeat. Titoli di peso dunque, per non dire capolavori, tra i quali non sfigura affatto questo coinvolgente ed esaltante The russian bride. Delle prodezze visive già s'è detto, e basta ricordare l'eccellenza della ripresa -mentre Nina congela prigioniera nel freezer- che segue l'urlo di dolore e disperazione della madre in pena, seguito in un verticale punto macchina, che si libra in cielo scontrandosi con la consistente caduta dei fiocchi di neve. Ojeda, possibilitato anche da un budget sostanzioso (7.000.000 di dollari) può curare ogni aspetto del film. Pone quindi grande attenzione nella scelta del cast, e per l'inquietante e lunatica figura di Karl può contare sul fuoriclasse Corbin Bernsen, attore totale che convince per timbro vocale, associato a posture ed espressioni pressoché idonee al personaggio (ricorda per certi versi un vecchio horror del Portogallo, The baron). Il delirio del protagonista è motivato dalla malattia "mitocondriale" che sta consumando il figlio, e se da un lato lo spettatore è spinto ad identificarsi nel ruolo, dall'altro cede con fuorviante privilegio all'inaspettata vendetta di Nina. Vendetta messa in atto con sfoggio di ammalianti virtuosismi della camera. Vendetta causata (ancora viene in mente Revenge) dalla casuale assunzione di cocaina. Sono i venti, geniali, minuti finali a lasciare -letteralmente- esterefatti. Sotto effetto di sostanze stupefacenti Nina, armata di martello e cacciavite, compie una mattanza, che coinvolge l'intero gruppo (familiari, ospiti e domestici) accondiscendenti con le intenzioni di Karl.
The russian bride costituisce la classica esperienza visiva che attanaglia, facendo fremere per la tensione, sospirare per l'angoscia e gioire per la punizione cui vanno incontro i "cattivi". L'uso della musica alterna con effetto, anch'esso ipnotizzante, pezzi classici (incredibile la scena del blowjob praticato da Nina sul corpo nudo di Karl) a coinvolgenti sonorità di César Benito. Sono da segnalare, a compimento di un titolo che definire riuscito è poca cosa, gli efficaci risvolti splatter, in particolare l'effetto di due colpi di fucile sulle mani di Nina. Uscito il 19 marzo 2019 nelle sale americane -dopo una fugace apparizione in Portogallo al Fantasporto - 39º Festival Internacional de Cinema do Porto- The russian bride, oltreché gradita sorpresa inaspettata, è certamente titolo che consacra -per chi scrive- Michael S. Ojeda come tra i più interessanti registi di thriller/horror attualmente in attività.
"Stavo guardando uno spettacolo l'altra notte, riguardo al Donner Party. 1846: 87 coloni americani sono rimasti intrappolati nelle montagne della Sierra, durante una bufera di neve. Le temperature sono scese sotto zero, le scorte di cibo si esaurivano. Degli 87, 48 sono effettivamente sopravvissuti: hanno mangiato i morti, i loro cari. Quindi mi ha fatto pensare di te, me e Dasha. Se eravamo noi tre intrappolati da soli, in questa grande casa, senza cibo, diventando affamati... e affamati... e affamati... per l'amore di Dasha mi avresti ucciso? E mangiato? Avresti preso un cortello per tagliarmi e mangiarmi?" (Karl manifesta pensieri contorti alla sorpresa Nina)
Orrore... orrore, dal passato!
Pur essendo, The russian bride, film originale e innovativo, non difetta -per scelta di regia- di omaggiare grandi classici del passato. Dasha, ad esempio, segue in TV un vecchio film in bianco e nero dove uno scheletro abbraccia una ragazza impaurita: è una scena da La casa dei fantasmi, di William Castle. Sempre Dasha, in compagnia del giardiniere Hagen, visiona Frankenstein, dopo avere rinvenuto una collezione di film (su bobina) nell'archivio segreto di Karl. Tra decine di titoli, compaiono i grandi classici tipo Nosferatu di Murnau o il Dracula di Browning.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta