Regia di Alexander Hall vedi scheda film
Un pugile, prossimo al combattimento per il titolo mondiale, ha un incidente aereo. Un angelo frettoloso porta la sua anima in cielo prima che sia morto, ma è un errore: in realtà era destinato a vivere fino all’11 maggio 1991 (data che all’epoca sembrava favolosamente lontana). Perciò Mr. Jordan, addetto allo smistamento nell’aldilà, gli propone in cambio di reincarnarsi in un miliardario appena ucciso dalla moglie e dall’amante, per poter rendere giustizia a un uomo vittima delle sue speculazioni e soprattutto frequentarne la graziosa figlia. La notorietà del remake Il paradiso può attendere ha fatto quasi dimenticare l’esistenza dell’originale, che è una commedia fantastica seminale (seguiranno di lì a poco Joe il pilota e Scala al paradiso, basati su spunti simili). Dopo mezz’ora sembra voler diventare È arrivata la felicità, con un capitalista dal volto umano che scombussola un ambiente di squali, ma torna subito sui propri binari. L’anima si muove fra vari corpi, mantenendo però sempre le sembianze di Robert Montgomery (che veramente ha un fisico più da damerino che da pugile, ma pazienza) e rimanendo fedele a sé stessa, con il sassofono che rappresenta la continuità dell’esistenza individuale: anche quando la memoria viene azzerata, resta qualcosa che basta a riconoscersi pur senza essersi mai visti prima; e alla fine il cerchio si chiude, appena in tempo per far tornare i conti rimasti in sospeso. Sovrintende il tutto un Claude Rains pacato e sorridente, in contrasto con il pasticcione Edward Everett Horton.
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