Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Un'opera che mastica storia e realtà per risputarla Arte, se qualcosa resterà di questo Cinema, Loro resteranno sicuramente.
Regia impeccabile, con più di un momento da gridare al Miracolo, per l'intelligenza della scrittura (da Dio).
Un mix geniale di verità sofferta e volgarità gratuita, un puzzle di circa sessanta milioni di tessere rivestite di uno specchio in cui non è facile guardarsi.
Sorrentino riesce a mantenersi sul filo di molteplici generi, contenendo il registro pur ammantandosi di una patina spavalda e debordante. Emozioni sulle montagne russe, ci si indigna e un secondo dopo si ride amaro, poi ci sente spiazzati e infine, unicamente, la sofferenza.
Quello che colpisce più forte non è tanto il ritratto di Berlusconi ma il Loro, un teatrino dei poveretti disposti al macello (carne da). Gente disposta a svendere qualsiasi valore per pochi o molti euro euro.
Il surreale intessuto nella trama restituisce ritratti agghiaccianti, al limite del grottesco, piacerebbe pensare che sia fiction, piacerebbe.
Mentre il primo film si concentra su tutta una serie di arrampicatori sociali di varia estrazione, il secondo entra più nel contesto berlusconiamo, regalando scene capaci stare in piedi anche da sole, su tutte la telefonata per vendere l'appartamento.
E in effetti alla fine B. non esce nemmeno troppo male, fa quasi tenerezza questo guitto cresciuto a pane e prima repubblica, convinto veramente di poter fare qualunque cosa.
Comunque bravo Scamarcio nella parte del viscido, intensa la sofferta Kasia Smutniak in quella della maitresse, eccezonale Servillo, con un doppio ruolo per di più.
Splendida la villa in Sardegna e menzione speciale alla pecora, il cui simbolismo mi è rimasto osuro, almeno quanto il comprendere chi sia veramente Berlusconi. E chi è Dio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta