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Loro 2

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Loro 2

di Enrique
4 stelle

Un prodotto in scadenza.

 

Risultati immagini per loro film ennio doris

 

Volevo credere che fra Loro 1 e Loro 2 si frapponesse una netta cesura; che dopo il rigore nella coreografia dei corpi ed i cenni alle abitudini private venisse il rigore nell’analisi politica; che il focus fosse posato sul volto di Lui, uomo pubblico; che l’analisi entrasse nel dettaglio; che ad emergere fosse la vision politica, ma soprattutto l’azione e le opere.

Volevo credere che Loro 2 fosse un altro film.

E ho creduto invano.

 

Loro 2 (ahimè, davvero avevano ragione tutti eccetto il sottoscritto) è nient’altro che una prosecuzione di Loro 1… ma (a differenza di Loro 1) una prosecuzione smunta, pallida (e assorta), senza un’identità precisa o, quand’anche (l’identità è Lui), incapace di esercitare una vera attrattiva.

Di cultura politica, filtrata dalle maglie del marketing immobiliare, ce ne è poca e non suscita interesse.

Di attività politica e movenze nei teatri del Potere, compaiono parchi segni; semovenze ombrose più che altro legate, per lo più, alle preoccupazioni per il bon ton istituzionale (che, nei consessi internazionali, Lui non ha mai avuto, anzi), al solito mercimonio di onorevoli di cu si fa tanto parlare nelle aule di tribunale e, soprattutto, al “teatro” della macerie che coprono la vita urbana e contadina di un pezzo di Italia.

Le opere sono appannaggio di altri, o meglio; ciascuno in base alle proprie capacità; un Cristo salvato miracolosamente dal corpo dei pompieri; la dentiera, promessa mantenuta degli statisti de noialtri.

 

Rimane lui.

Venditore dallo smalto antico.

Acquirente sul mercato del Senato.

Lui, che non è più “Lui”, se non in pochi frammenti impazziti.

Lui è l’uomo privato, la cui smitizzazione si consuma in (e transita da) due sequenze che riflettono, nella resa, la natura debole dell’oggetto inscenato. Un prodotto in scadenza.

Il disagio dell’abisso che distanzia, nell’intimo di una cameretta, la vestale illibata dal vecchio incombente; una distanza anagrafica e quindi fisica; ma una distanza soprattutto di pensiero (ciò che infonde al duetto un patetismo tale da contagiare finanche la sua stessa rappresentazione).

Il disagio che si consuma nell’intimo del focolare domestico ove lo sfogo di una moglie tradita si fa veicolo di un concentrato delle censure che storicamente perseguono la reputazione del Cavaliere; una resa dei conti familiare, ma anche politica (una delle poche tracce di questo Loro 2) che sfiora il fondo; tanto nella forma (tocca punte da sceneggiato televisivo incoerenti con il cinema di Sorrentino; il confronto Scalfari-Andreotti de Il divo rimane un modello stranamente dimenticato), quanto nella sostanza: evanescente, immensamente semplificata e contratta, trita e ritrita; più tardiva ed ammuffita di quanto sia stato diffusamente raccontato, da lustri a questa parte; molto meglio e da pulpiti (non quelli cinematografici ahimè) più credibili. Davvero nulla più di (anzi molto meno di) quanto una stampa libera non abbia già detto decisamente meglio, da molto più tempo, con una carica persuasiva che le parole della Lario non avranno neanche fra mille anni, dopo aver letto e studiato a memoria tutta la propria amata filosofia morale degli ultimi 300 anni.

Risultati immagini per loro film veronica - silvio

 

Visto con le mie di lenti (che, evidentemente, non sono state quelle del regista e sceneggiatore) le contraddizioni dell’uomo politico sono un miraggio lontano, cui si frappongono l’anima marchettara del businessman e del contorno, avanzi (a differenza di Loro 1).

Della corte di questuanti ed arrivisti, infatti, residua carne povera, stanca e, presto, disillusa.

E di “Loro” non c’è più traccia.

Mentre lui, un uomo destinato ad avere tutto, in fondo - nel film che ci propone Sorrentino - ha nulla.

Ma occorre lavorare di immaginazione.

Ovvero stare alla lettera dei dialoghi stiracchiati.

Ovvero alla lettera delle cronache di cui il film non rende giustizia.

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