Regia di Josh Trank vedi scheda film
Visto in versione originale con sottotitoli
Scritto e diretto da Trank (che si concede pure un piccolo ruolo), il film racconta l’ultimo anno di vita del gangster italo-americano, che ha sempre esercitato un certo richiamo al cinema (e ultimamente in tv). Non era facile trovare una soluzione narrativa che destasse quel minimo d’interesse nello spettatore. Purtroppo l’intento è solo parzialmente riuscito.
A fronte di alcuni suggestivi passaggi onirici in cui il criminale, ormai al tramonto e affetto da demenza, si perde nei fantasmi del suo passato sanguinario (di certo i momenti migliori del racconto), non si può far a meno di notare quanto gli snodi siano meccanici, da prassi del genere.
Anche i comprimari non riescono a smarcarsi dalla sensazione di figurine sbiadite, benché s’impegnino (specie Kyle MacLachlan, costretto a una parte trascurata).
In merito alla prova di Tom Hardy, l’attore dimostra di aver ben compreso il personaggio (anche come voce) ma viene penalizzato dal claudicante script (non si pretendeva mica una rivisitazione d’autore – i due Scarface, 1932 e 1983; per certi aspetti Il Padrino di Coppola), che non gli offre modo di misurarsi alla distanza con i precedenti colleghi che lo hanno interpretato (vale la pena di citare almeno Robert De Niro – Gli intoccabili – e Ben Gazzara – Quella sporca ultima notte, in originale Capone), facendolo somigliare piuttosto al Biff Tannen “alternativo” di Ritorno al futuro o a Two-Face, uno dei nemici di Batman.
Da segnalare senz’altro la fotografia di Peter Deming, che restituisce in maniera idonea l’atmosfera dell’epoca.
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