Regia di Jim Loach vedi scheda film
Provate a ripensare a quell’attimo della vostra vita in cui non eravate più bambini e nemmeno ancora adulti. Potremmo tutti dire che è stato il periodo più difficile della nostra vita. Essere coscienti di trovarsi posizionati esattamente sulla linea di demarcazione che divide i due “periodi” più incisivi della nostra esistenza; quel periodo in cui convogliano tutte le ansie che una mente umana può contenere e in cui ogni scelta finirà per segnare il decorso della nostra vita, è il momento in cui si delinea il carattere di ognuno di noi, definendo quella parte di noi che ci differenierà da tutti gli altri, rendendoci unici.
Jim Loach prende Bobby Marks e lo colloca esattamente su quella linea e, oltre alla conseguente ansia legata all’avvento delle responsabilità dell’età adulta, gli carica addosso una zavorra di situazioni non da poco: sovrappeso con conseguenti e frequenti atti di bullismo annessi, imminente divorzio genitoriale, improvvisa partenza della migliore amica e l’approccio con il mondo del lavoro. Mischia tutte le conseguenti emozioni annesse in un pentolone e ci serve un timballo di sensazioni che ci fanno sorridere e riflettere senza riuscire mai ad angosciare chi guarda; questa caratteristica è il punto forte della pellicola attraverso i cui protagonisti ognino si rivede.
La meticolosa riproduzione delle ambientazioni di fine anni ’70, pur non avendo il supporto di una fotografia degna di nota, permette l’immediata collocazione temporale; la sceneggiatura scorre senza intoppo alcuno, raccontando una storia semplice arricchita da quel pizzico di sentimentalismo che non guasta mai.
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