Regia di Werner Herzog vedi scheda film
La scena iniziale di “Aguirre” è la perfezione.
La discesa dalle grandi montagne dei conquistadores insieme agli indigeni. La montagna spaccata in due dalla nebbia, e in lontananza la lunga serpe di uomini che scende seguendo le rocce...Improvvisamente l'inquadratura ci avvicina al capo della coda umana, che scopriamo essere lunghissima. Uomini, natura, cielo e roccia...tutto in simbiosi perfetta, catturato magistralmente da Herzog, con il suo occhio attento e rispettoso. La storia è quella del comandante Pizarro e della spedizione per la conquista di El Dorado. Aguirre è un comandante che trama il grande tradimento, e che cerca fama, gloria e ricchezze.
Herzog racconta la storia di una discesa agli inferi, utilizzando il fiume come unico percorso accessibile, tutto intorno pericoli invisibili, natura selvaggia.
Due zattere iniziano il viaggio, una rimarrà presto intrappolata in un vortice d'acqua, non riuscendo più a proseguire, l'altra zattera riesce a raggiungere la sponda...Da qui il delirio, la paura si impossessa degli uomini rimasti, misteriosi indigeni tirano frecce avvelenate, trappole mortali lungo i sentieri nella giungla.
Aguirre è l'unico a rimanere immune dalle paure, convinto che riuscirà a compiere la sua missione, e raggiungere El Dorado con le sue ricchezze.
Riesce a organizzare una ribellione, sovverte il comandante, e con astuzia riesce a insinuare dubbi e sospetti tra tutti. La psicologia del personaggio di Aguirre è ben studiata, in perfetta simbiosi con la natura selvaggia che lo circonda,Aguirre è un animale predatore, un serpente viscido, che mangia le proprie prede dopo averle stritolate. E proprio come un capo branco, annuncia che sceglierà la propria figlia, che si è portato dietro nella spedizione, come compagna per iniziare una nuova dinastia.
Tutto questo grande impero che Aguirre progetta esiste solo nella sua testa, il regno è tutto su una zattera precaria.
Aguirre zoppica, è impacciato nella sua armatura che non si leva mai, assetato di vendetta e rivalsa, risulta essere un animale feroce e sanguinario con la sua spada, ma un tenero padre-amante verso la sua giovane figlia.
Cosa rende grande questo film? Sicuramente il modo in cui Herzog ci fa penetrare nella mente folle di Aguirre, che proprio come un giungla inesplorata, diventa sempre più affascinate.
El Dorato come meta impossibile, felicità assoluta di un uomo che aspira a diventare imperatore, e si ritroverà solo, con migliaia di scimmie come sudditi.
Ormai la zattera diventa una mente vacillante sul fiume che scorre implacabile....tutti i personaggi cominciano a morire, schiacciati dalla personalità di Aguirre che si impone su tutti. La follia non fa sentire fame, non fa sentire paura, non fa sentire dolore...fa sentire solo le mille voci .
Ed è a quelle mille voci che Aguirre parla nell'ultima fantastica scena...Solo, come lo è sempre stato , si lascia portare dal fiume, il suo regno durerà in eterno ora, il discorso delirante che pronuncia è indimenticabile...Aguirre è indimenticabile. Un viaggio della follia, selvaggia come la natura che ci mostra Herzog...sempre così attento nell'ascoltarla e rispettarla.
Kinski è l'unico Aguirre possibile, l'unico esistente. Lo sguardo, come si muove, l'attacco al villaggio degli Indios, la sua figura è insostituibile come il fiume come la montagna iniziale, come la giungla.
“Sono io il più grande traditore non ce ne sarà uno più grande, chi solo penserà di fuggire sarà spezzato in 124.000 pezzi....Se io Aguirre voglio che gli uccelli cadano sterminati, gli uccelli devono cadere stecchiti dagli alberi, sono il furore di Dio, la terra che io calpesto mi vede e trema, chi seguirà me e il fiume avrà onore e ricchezze....”...Il discorso delirante di Aguirre uno dei passaggi più struggenti ed emozionanti. Dopo di lui, solo la zattera sul fiume.
Magistrale la colonna sonora dei Popol Vuh, sugestiva e originale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta