Regia di Werner Herzog vedi scheda film
VOTO 10/10 Primo successo internazionale di Herzog e uno dei suoi migliori film, una parabola sull'ambizione smisurata e sulla smania di ricchezza e potere che conducono alla follia e alla distruzione. Il film è strutturato come un viaggio in terre selvagge e inospitali (e girato realmente nella foresta amazzonica in Perù), ma ha delle risonanze emotive ben più intense di un normale film d'avventura, precorrendo di alcuni anni l'altra odissea fluviale di Coppola in Apocalypse now. Bellissima la sequenza iniziale con la processione dei conquistadores che scende lungo un ripido sentiero nelle Ande, commentata dalla musica ipnotica dei Popol Vuh, ma indimenticabile anche l'immagine finale della zattera di Aguirre invasa dalle scimmie. Il film dispensa suggestioni figurative di altissimo livello con l'inserimento dell'azione in una natura lussureggiante ma ostile, anche nella parte centrale in cui la ricercata lentezza del ritmo può contribuire a dare un'impressione di staticità (ma si tratta di una precisa intenzione del regista, dunque non è certo da addebitare come un difetto). Le qualità visionarie del cinema di Herzog hanno ovunque la meglio, sostenute da un'interpretazione possente e allucinata di Klaus Kinski, estremamente "fisico" nel suo approccio al personaggio (riesce a comunicarne la sostanziale malvagità soprattutto attraverso lo sguardo e la gestualità). Pur ambientato nel periodo della colonizzazione spagnola del Sud America, intorno al 1560, è un film tragicamente attuale con indubbi riferimenti al potere distruttivo e alla follia megalomane dei regimi totalitari del '900. Una delle opere essenziali del Nuovo cinema tedesco che contribuì a dare visibilità ad Herzog, regista di prima fila negli anni '70 sia nel cinema di fiction che in quello documentaristico.
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