Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Realtà o totale allucinazione? Il mondo naturale è composto da entrambi i fattori. La cordigliera delle Ande a strapiombo da cui discendono i soldati di Gonzalo Pizarro, coadiuvati nella loro marcia dagli schiavi indios, disvela un ambiente onirico nella coltre delle nuvole che vanno diradandosi.
Un sogno tanto quanto la missione degli spagnoli, che alla fine del 1560, si addentrano in posti sempre più inospitali alla ricerca della mitica El Dorado, finché il loro comandante non può che abbandonare l'impresa, in quanto a corto di viveri.
40 uomini più fidati, si assumono il compito di provvedere a ciò, capitanati da Pedro de Ursua (Ruy Guerra), la moglie Inez (Helena Rojo), il vicecomandante Aguirre (Klaus Kinski), sua figlia Flores, il frate Gaspar de Carvajal (voce narrante dell'opera tramite le pagine del proprio diario) ed il nobile Guzman.
Strutturato come film di viaggio attraverso lande e terre sempre più impervie quanto desolate, Herzog vi innesta risonanze emotive ben più profonde. Coadiuvato dalle sonorità ipnotiche da musica sacra del gruppo "krautrock" Popol Vuh, le immagine herzoghiane restituiscono una natura vivida e pulsante. Vera protagonista di tale epopea fluviale, attraverso i suoi numerosi stati; dalla furia devastatrice delle rapide, sino alla calma piatta totale.
L'avanzata attraverso una foresta Amazzonica sempre più ostile, conduce allo sgretolamento delle regole umane a cui il gruppo ostinatamente pare attaccarsi. Aguirre tramite un documento scritto, sancisce legittimità giuridica all'ammutinamento contro la corona spagnola. Un processo viene celebrato contro Ursua per rimuoverlo dal comando. Gli indios vengono fino all'ultimo trattati come schiavi. Il frate cerca di convertire tutti gli indigeni che si ritrova lungo il percorso. Il nobile Guzman viene nominato imperatore del fantomatico paese di El Dorado, perchè si sente sempre la necessità umana di avere una gerarchia sociale predefinita - nella difficile situazione è sempre un nobile e non un militare ad assumere il comando -.
L'indefinito straniamento in cui la spedizione si ritrova, finisce per assurdo amplificare il bisogno ossessivo di elementi tipici della civiltà e della razionalità (per quanto estrema nell'espressione). Un paese già 6 volte più grande della Spagna. Una croce d'oro al posto di quella d'argento. Il titolo di cittadini di El Dorado per tutti. Una progenie pura generata dall'unione padre-figlia.
L'essere puro, assume i tratti sgraziati di Klaus Kinski, conferendo alla sua performance una totale immersione nella follia di Aguirre.
Un violento camaleonte, in grado di aggregare e disgregare gli elementi di civiltà, assecondando gli impulsi della propria ossessione distruttiva.
Ribellione contro Dio, contro la natura e contro l'uomo; così ha sempre descritto Herzog il suo "Aguirre - Furore di Dio" (1972). A ciò, come sottolineato da Moravia, andrebbe aggiunta anche la ribellione degli indios contro i conquistadores spagnoli.
Lo scontro interno ai personaggi per proseguire il viaggio, viene messo in discussione dagli invisibili pericoli provenienti dalla foresta, attraverso la quale i nativi si riappropriano dei loro spazi sottratti con violenza dal colonizzatore d'oltreoceano.
La morte stessa viene sempre rappresentata da Herzog come un atto e mai un fatto. Più il numero di cadaveri aumenta, più il silenzio diventa opprimente. Si cerca di sfuggire ad esso, tramite il suono del flauto di un indigeno od il frastuono delle armi da fuoco, capaci di rompere momentaneamente la staticità di un inferno verde, sempre uguale a sé stesso.
Nella follia allucinata totale, ci si aggrappa tenacemente a quella zattera, - unico elemento artificiale nell'immensità di una imperscrutabile natura selvaggia - , simbolo di tenace ostinazione nei confronti non più della ricerca della ricchezza in sé ("i mediocri misurano tutto con l'oro"), quanto del potere, vera misura del tutto.
Ci si muove tra il non detto, silenzi ambigui, servilismi viscidi ("La chiesa si schiera sempre dalla parte del più forte") ed un esasperato individualismo basato dalla sopraffazione del debole, in nome di una missione dagli esiti chiaramente suicidi. Si vedono i conquistadores del 1500, ma nella loro figura, si adombrano chiari rimandi ai totalitarismi del 900', all'insegna di un allucinato annichilimento collettivo, mentre si sgretola il mondo attorno. La natura si riappropria dei propri spazi, rendendo ridicoli ed inconsistenti sogni di grandezza degli esseri umani.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori del cinema: //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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