Regia di Werner Herzog vedi scheda film
ennesimo passo nella poetica e nella ricerca antropo-cinematografica di werner herzog. herzog s'immerge completamente nella storia di kaspar hauser, creando un mito basato sulla storia vera del ragazzo che venne chiamato k.h. che visse tra il 1812 e il 1833. nulla di preciso si sa, se non che un giorno del 1828 venne ritrovato nella piazza di una città ritto in piedi, fermo sui suoi piedi con una lettera in mano. un pò come farà nel suo mirabile "cave of the forgotten dreams" herzog si muove nei meandri mentali e psicologici di kaspar e di chi gli sta attorno, come si muoverà delicatamente sulla passerelle della grotta chauvet alla ricerca e alla scoperta dei misteri preistorici che ne riempiono e intasano le pareti. nulla è certo circa quel ragazzo che comparve all'improvviso una mattina di quell'anno e morì dopo giorni di agonia a causa di un'aggressione armata qualche anno più tardi. il caso di quel giovane affascinò molto l'europa dell'epoca, ma nulla di preciso fu mai scoperto a riguardo, dando la meravigliosa opportunità a molti di specularvi sopra creando le più fantasiose ipotesi. grazie alle cure dell'esimio professor daumer, nelle cui mani fu messo, kaspar nel giro di poco tempo, poté imparare sia a parlare o a reggersi in piedi correttamente, ma anche a scrivere, leggere e persino far di conto e suonare il piano. il suo passato di prigionia rinchiuso in una cantina buia, nutrito, e "curato", ma picchiato ad ogni minimo rumore che poteva denunciarne la sua presenza, lo rende adatto alla strenua ricerca del regista che grazie alla presenza dell'attore non professionista bruno s. compone un quadro di forte impatto visionario. la stessa traumatica storia di bruno s.(chleinstein)si confà pienamente al regista. anche senza sapere nulla sulla storia di bruno s. , si capisce che dietro alla scelta di herzog di fargli recitare la parte del protagonista c'è innanzitutto il fortuito ritrovamento di un eldorado umano e poi la tenacia di imbarcarsi in una di quelle imprese titaniche ed estenuanti che hanno reso il cognome del regista un aggettivo. sfruttato in un numero da circo(o freak show)per far incassare al comune i soldi spesi per il suo mantenimento o "prov(in)ato" da un nobile inglese per acquistarlo come protegè, salvo poi restituirlo quando i suoi comportamenti "strani" non lo resero idoneo ai salotti eleganti, kaspar è stato per le genti del suo tempo(e non) tutto quello che le genti vi volevano vedere. fino alla sua morte, quando una volta effettuata l'autopsia, finalmente(e vivaddio!!!!)si potè dare una spiegazione alle stranezze di kaspar grazie alle anomalie del suo cervello. un film misterioso che non chiarisce e rende forse ancora più misterioso attraverso le visioni del protagonista. solito buon uso e accostamento tra musiche e immagini e un'idea di cinema che diventa kolossal senza bisogno di dispendiose scene di massa o magniloquenti effetti speciali. il senso del kolossale sta nell'infinitamente grande e inconoscibile che herzog ad ogni film cerca di indagare col "solo" utilizzo delle musiche o di locations, "semplicemente" ricercate in giro per il mondo. non ci fosse bisognerebbe inventarlo.
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