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L'enigma di Kaspar Hauser

Regia di Werner Herzog vedi scheda film

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La recensione su L'enigma di Kaspar Hauser

di Kurtisonic
8 stelle

Un giovane viene ritrovato in una piazza di Norimberga, non sa che pronunciare poche parole, non sa chi è, né da dove viene, stringe in mano una lettera che contiene poche informazioni su di lui, abbandonato alla nascita e segregato in un casolare senza mai vedere cosa ci fosse all'esterno. Siamo nell'ottocento, e il terreno è un pò quello del "Ragazzo selvaggio", ma il percorso di Kaspar hauser (il nome del giovane scritto sulla lettera), e del suo regista Werner Herzog è assai diverso dall'opera di Truffaut. Appena Kaspar apprenderà i rudimenti per esprimersi liberamente, prima tenterà una fuga disperata (quando viene sfruttato come un'attrazione da circo equestre) poi comincerà a porre domande tanto ingenue quanto importanti ( una per tutte: conoscen do   più parole si capiscono di più le cose?). Il grande Herzog mette uno specchio, la purezza di Kaspar, davanti al mondo, al suo cammino e cerca di spiegarne il senso. Significativa e quasi surreale la scena in cui il giovane fissa immobile e seduto, il capitano delle guardie della città che davanti a lui  esibisce la sua abilità di spadaccino sfiorandolo con destrezza senza che l'altro lo degni di una qualche approvazione. Dunque una meravigliosa metafora sulla condizione dell'uomo e la distanza dalla sua naturalità, sulle differenze culturali e sull'incapacità di comunicazione verso chi sembra non possedere gli stessi segni esteriori e interiori che connotano un gruppo sociale. Il film nonostante sia caratterizzato dal taglio documentaristico tipico in Herzog, e dalla mancanza assoluta di azione ha uno sviluppo interessante, affatto noioso e già alla prima visione conquista nelle osservazioni, negli sguardi, e nei significati che Kaspar con la sua semplicità disarmante e allo stesso tempo arguta mette in luce. Kaspar è l'eroe herzoghiano per eccellenza, votato questa volta alla missione più complicata di tutte: provare a vivere cercando nel mondo il senso delle cose, senza alcuna sovrastruttura mentale che lo possa condizionare. Come sempre l'obbiettivo è sproporzionato rispetto alle forze da spendere, resta la bellezza del tentativo, la disperata catarsi tragica, la ricerca di una via filosofica. Piccoli capolavori dell'immagine sono le visioni finali dell'esistenza di Kaspar nel letto di morte, la ripresa epica degli uomini che si inerpicano disordinatamente sul crinale annebbiato di una montagna, il racconto della carovana nel deserto, entrambi emozionanti e autentiche come poche volte si vedono realizzate in un film. Un' ulteriore e doverosa nota all'edizione in dvd della RHV, che contiene negli extra un documentario intervista dal titolo "Il mondo contemplativo di Werner Herzog", è una guida sul pensiero e sul modo di intendere il cinema del regista tedesco quanto mai esaustiva. 

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