Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Germania 1828. Un giovane viene tenuto segregato in una stalla. Gioca con un cavallo di pezze, sdraiato sulla paglia viene “istruito” da un anziano a scarabocchiare una firma e dire alcune parole “cavallo…io voglio diventare un bravo cavaliere come lo era mio padre”. Liberato dalle catene viene portato di peso in cima a una collina, non riesce a camminare, l’uomo sconosciuto lo abbandona nella piazza principale di Norimberga con una lettera in una mano e un sacchetto nell’altra. Raccomandato al capitano della cavalleria, il giovane trovatello si firma Kaspar Hauser ma si rivela come un neonato di pochi mesi incapace di proferire verbo (se non parole sconnesse ripetute meccanicamente) e con problemi di deambulazione. Tenuto in stato di vigilanza da parte delle autorità cittadine – nonostante sia l’essere più innocuo e innocente del mondo – suscita curiosità e ilarità nella popolazione locale. Per non gravare sulle finanze pubbliche lo trasformano in fenomeno da baraccone da esibire insieme ad altri presunti enigmi dell’umanità. Il professor Daumer lo adotta con l’incarico di istruirlo e d educarlo. Curioso e sensibile Kaspar si dimostra, per certi versi, capace di sviluppare una propria coscienza critica in contrasto con i dogmi della fede e della ragione. “Non ho ancora capito se imparando più parole riuscirò a capire meglio le cose” dice al suo protettore alla domanda se è pronta la biografia su sé medesimo. Fallito il tentativo di adozione da parte di uno strano lord inglese, Kaspar viene aggredito nel giardino della villa di Daumer. Il suo aggressore (lo stesso uomo che lo teneva prigioniero, per conto di chi?) lo ferisce gravemente una seconda volta, prima di morire Hauser racconta l’inizio della storia inventata da lui, ambientata nel deserto e tante volte rinviata. L’ENIGMA DI KASPAR HAUSER è uno dei primi capolavori di Werner Herzog, tratto da una storia vera racconta la parabola triste e toccante di un uomo probabilmente di origini nobili allontanato dalla famiglia e ridotto a vivere come una bestia. Liberato con l’intento di farne un cavaliere, matura un pensiero autonomo (perché l’uomo deve credere a un dogma prestabilito? qual è la funzione della donna?). Egli infatti non crede ai dogmi religiosi, come gli viene intimato da due pastori, “un dogma religioso è fatto per essere accettato dagli uomini non per essere discusso” e trova ripugnante il canto dei fedeli durante le messe. “Mi piacerebbe sapere a che cosa servono le donne…devono solo cucinare e cucire?”. Domande irriverenti nel Romanticismo tedesco dell’Ottocento (riprodotto da Herzog in maniera eccellente) ma più che legittime. L’uomo scevro da dogmi e pregiudizi è un libero pensatore che incute timore. I sogni e le visioni di un (altro) mondo immaginato (o chissà anche vissuto) da Kaspar (suggestive e primordiali le riprese in super8) aumentano il fascino e il mistero intorno alla figura del protagonista. Ai compilatori ripetitivi e ripetuti di processi verbali, invece, non resta che credere che l’ENIGMA DI K.H. sta esclusivamente nelle malformazioni congenite del cervello.
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