Regia di Rupert Goold vedi scheda film
Buon biopic, sugli ultimi mesi di vita di Judy Garland. Prova attoriale indimenticabile di Renèe Zellweger,
Judy Garland, straordinaria e sfortunatissima star, rediviva, in una interpretazione sublime. “Enfant prodige” sotto contratto per 15 anni, Judy divenne ad appena 13 anni letteralmente proprietà della MGM, spronata dalle esagerate ambizioni di due genitori falliti, cadde nelle mani del terribile padre padrone Louis B. Mayer, famigerato per i suoi metodi da S.S, nel periodo in cui lo Studio gestiva i suoi attori, dettandone non solo l'immagine pubblica, ma interferendo anche nella vita privata, imponendo regole e costrizioni. La piccola Judy subì continue vessazioni, costretta a inghiottire pastiglie di amfetamina per stare sveglia e sonniferi per dormire e soprattutto a non mangiare. Cosi addentare un hamburger, così come fare un tuffo in piscina, erano trasgressioni inconcepibili e quindi punite severamente,dai tirapiedi di Mayer. quello che per altri sembrava un sogno, per lei era un incubo. Judy è un film intriso di tristezza e sofferenza, e racconta solo gli ultimi mesi di vita della Garland, morta prematuramente a soli 47 anni, stroncata da abuso di alcol e barbiturici. La vediamo salire sul palcoscenico, ombra di sé stessa, ridotta ad una larva umana, preda dei suoi demoni interiori, amori finiti sempre male, un’insonnia persistente che la perseguitava. Lasciò l’America per prodursi in una serie di concerti al Talk of the Town di Londra nel 1969, giusto per guadagnare i soldi necessari per evitare la bancarotta e mantenere la custodia dei figli, quando al cinema nessuno era più disposto ad ingaggiarla, per la sua notoria inaffidabilità. Hollywood con tutto il suo circo, è stata la vera matrigna crudele di queste star tanto idolatrate, quanto umiliate nella loro dignità umana e artistica e buttate via una volta sfruttate. Londra ha sempre amato Judy e sembra accoglierla a braccia aperte, ma ci sono sere, in cui si blocca, dimentica le parole, arriva in mostruoso ritardo e parla in modo sconnesso a volte perfino ubriaca, e lì il pubblico, impietoso e irriconoscente, l’offende, le tira addosso del cibo, l ’invita ad andarsene, come dire dalle stelle alle stalle. C'è anche un commovente e tenero incontro, plausibilmente inventato, con dei fan: una non più giovane coppia gay, La Garland è sempre stata un riferimento per la comunità LGBT, spesso s’intratteneva con i suoi sostenitori fino a notte fonda, chiacchierando amabilmente. Pochi mesi dopo queste cinque sofferte settimane sul palco, il 22 giugno 1969 Judy Garland moriva a Londra. A trovarla senza vita nel bagno della loro abitazione fu proprio Deans, l’ultimo marito, il quinto, un cinico e squallido arrivista, l’ennesimo sbaglio. La grandissima Renèe Zellweger, con questa eccezionale performance artistica, è stata capace di evocare non solo l'aspetto di questa grande star, ma anche l'anima.
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