Regia di Mario Monicelli, Steno vedi scheda film
Spesso paragonato (o messo in contrapposizione) al coevo Luci del varietà, Vita da cani ha poco da invidiare al suo 'rivale', diretto peraltro da un altro duo di registi d'eccezione, ovvero Lattuada e Fellini, e con Peppino De Filippo nei panni che qui veste Fabrizi (sia pure con qualche debita differenza di carattere). La storia è semplice, verosimile, vissut(issim)a dagli stessi protagonisti, attraversata da quell'onda di fortune e miserie che effettivamente caratterizzava gli artisti dello spettacolo non propriamente di serie A. Un po' di pessimismo nel finale non guasta, aiuta anzi a farsi una ragione del successo (anzichè il contrario) della ballerina Margherita.
La 'vita da cani' di una compagnia di rivista in cerca di fortuna, perennemente sulla strada alla ricerca di nuove scritture, nuove città, nuovi teatri, nuovi numeri per ingraziarsi il pubblico. Il capocomico è burbero, ma buono; accoglie come ballerina una ragazza sola incontrata sul treno; la ragazza farà successo. Un'altra ballerina aveva invece lasciato il fidanzato per cercare fortuna nello spettacolo: sposatasi quindi con un uomo vecchio, ma ricco, ritroverà fra i dipendenti della sua ditta l'ex fidanzato. La ragazza si suicida.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta