Vita e amori di tre ragazze, Vera, Margherita e Franca, dai diversi caratteri, ma tutte desiderose di emergere nel mondo dello spettacolo. Dopo alterne vicende le loro vite si dividono: per una arriva il successo, per un'altra il vero amore lontano dalle scene, per un'altra ancora una sorte tragica. Partito come veicolo per Fabrizi, il film diventa una commedia amara e patetica, con tratti neorealisti, in cui si sente già pienamente lo stile della coppia di registi.
Uscito quasi in contemporanea con il più famoso "Luci del varietà", è sempre stato poco considerato e negli anni ha pagato il confronto con il più celebrato rivale. In realtà non ha nulla da invidiare. Spaccato lucido, ruspante e veritiero, non esente da durezze, del mondo della rivista, in felice equilibrio tra dramma e commedia. Grande Fabrizi.
'Vita da cani' racconta le peripezie tragicomiche di una scalcagnata compagnia d'avanspettacolo itinerante, diretta dal capocomico Nino Martoni (Aldo Fabrizi) che - in giro per un'Italia che sta ancora curando le ferite dopo alcuni anni dalla fine del secondo conflitto mondiale - si arrabatta tra spettacoli improvvisati, scarsità di mezzi e denaro a disposizione.
Il film, seppur firmato… leggi tutto
Spesso paragonato (o messo in contrapposizione) al coevo Luci del varietà, Vita da cani ha poco da invidiare al suo 'rivale', diretto peraltro da un altro duo di registi d'eccezione, ovvero Lattuada e Fellini, e con Peppino De Filippo nei panni che qui veste Fabrizi (sia pure con qualche debita differenza di carattere). La storia è semplice, verosimile, vissut(issim)a dagli stessi… leggi tutto
Uno dei film più tristi del periodo neorealista, del genere di quelli che esprimono il vuoto con il vuoto, lo squallore per mezzo dello squallore. A parte lo straordinario Fabrizi (molto più straordinario quando fa le sue macchiette che quando appare come paternalistico capocomico), tutto è noia e poco è credibile (il personaggio della miss operaia fidanzata di… leggi tutto
(primo film, con Adriana Benetti)
attore, qui con Yvonne Sanson e Alberto SordiI in "Il delitto di Giovanni Episcopo" (Lattuada,1947)
regista (dal 1948…
'Vita da cani' racconta le peripezie tragicomiche di una scalcagnata compagnia d'avanspettacolo itinerante, diretta dal capocomico Nino Martoni (Aldo Fabrizi) che - in giro per un'Italia che sta ancora curando le ferite dopo alcuni anni dalla fine del secondo conflitto mondiale - si arrabatta tra spettacoli improvvisati, scarsità di mezzi e denaro a disposizione.
Il film, seppur firmato…
Il capocomico di una scalcinata compagnia di varietà, che si arrabatta fra mille difficoltà per mandare avanti lo spettacolo, si innamora di una ballerina capitata lì per caso ma la lascia libera per non ostacolarle la carriera; un’altra, ex operaia, cerca solo un marito ricco, lo trova, ma si suicida dopo aver rivisto il suo ex che ha fatto fortuna; una terza è…
Un errore a lungo riportato sulla pagina Wikipedia a lui dedicata ha indotto più di una testata giornalistica a celebrare il suo centenario almeno due… segue
narrazione melensa col mattacchione che i poveri cittadini non,
dopo poco riconoscono più, con sbarazzino e mitico divertimento i quadretti societari nazional popolari all'incontrario ottenendo
quel combattimento esistenziale di commedy scene e altrettanto dissociati e di inconcepibile gran divertimento film piacevole.
la rivista girovaga del capocomico martoni diventa un trampolino di speranza per tre diverse tipologie di ragazze. tutti tentano di barcamenarsi nell'italia del dopoguerra, dove la miseria la fa da padrona e dove riuscire ad arrivare a domani è già una conquista. il film è una tentata via di mezzo tra neorealismo tragico e commedia all'italiana, che a volte sembra non avere abbastanza tempo…
Uno dei film più tristi del periodo neorealista, del genere di quelli che esprimono il vuoto con il vuoto, lo squallore per mezzo dello squallore. A parte lo straordinario Fabrizi (molto più straordinario quando fa le sue macchiette che quando appare come paternalistico capocomico), tutto è noia e poco è credibile (il personaggio della miss operaia fidanzata di…
Difficile dire cosa sia stata Roma per il cinema - e non solo per quello italiano - senza cadere nella retorica e nei luoghi comuni. Solo poche città al mondo (Parigi, New York, forse Londra) hanno saputo occupare lo…
Povera e miracolata tanto tempo fa, poi operaia, oggi soprattutto grassa, borghese e annoiata (ma non solo e non sempre...). La cosiddetta "capitale morale" - come tante altre città del mondo - si specchia nel cinema…
Spesso paragonato (o messo in contrapposizione) al coevo Luci del varietà, Vita da cani ha poco da invidiare al suo 'rivale', diretto peraltro da un altro duo di registi d'eccezione, ovvero Lattuada e Fellini, e con Peppino De Filippo nei panni che qui veste Fabrizi (sia pure con qualche debita differenza di carattere). La storia è semplice, verosimile, vissut(issim)a dagli stessi…
E' un film comico intriso di amarezza, che offre un ritratto dolceamaro della vita di un gruppo di attori del varietà, diretto dai semiesordienti Steno e Monicelli che si ispirano un po' al cinema di Chaplin. Nel complesso Vita da cani funziona ancora oggi, fa ridere, tocca il cuore e resta impresso. Buona parte del merito va a un Aldo Fabrizi al meglio di sé.
Risvolti comici, patetici e drammatici del mondo dell’avanspettacolo nel dopoguerra. Le speranze, le difficoltà economiche, i mille espedienti di attori e ballerine che sbarcavano il lunario sgambettando sui pulciosi palcoscenici dei teatri più scalcinati della provincia italiana. Di tematica analoga a "Luci del varietà" di Lattuada e Fellini, il film di Steno e Monicelli è più asciutto,…
Manca di unità stilistica, ma la presenza di Aldo Fabrizi e Delia Scala rendono il film godibilissimo. Fabrizi in particolare regala momenti di intensa commozione, come nella scena in cui caccia dalla compagnia una delle tre comprimarie per sollevarla dall'imbarazzo di accettare una proposta lavorativa molto migliore della attuale.
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Commenti (4) vedi tutti
Per certi versi lo si può ancora visionare tranquillamente.voto.6.
commento di chribio1Tutto sommato ancora oggi funziona.
leggi la recensione completa di Carlo CerutiUscito quasi in contemporanea con il più famoso "Luci del varietà", è sempre stato poco considerato e negli anni ha pagato il confronto con il più celebrato rivale. In realtà non ha nulla da invidiare. Spaccato lucido, ruspante e veritiero, non esente da durezze, del mondo della rivista, in felice equilibrio tra dramma e commedia. Grande Fabrizi.
commento di degoffroRiderete, piangerete e vi innamorerete! Entrate gente, quarantaquattro, forse quarantacinque scene di teatro con attori e ballerine solo per voi.
commento di michel