Regia di Richard Linklater vedi scheda film
Autorialità di Richard Linklater
Che fine ha fatto Bernadette? di Richard Linklater non potrebbe essere più vicino all’idea di cinema del suo regista. In esso, infatti, si racchiude l’essenza di un’arte che pur non venendo meno all’impronta personale e alla matrice artigianale del suo demiurgo non si è mai posta limiti nella costruzione delle proprie rappresentazioni. Questo per dire come la differenza tra Linklater e registi del calibro di Mann e Nolan risieda non tanto nella predisposizione a pensare in grande – come Boyhood, Waking Life, School of Rock stanno a dimostrare – ma nel riuscire a farlo attraverso film molto meno costosi di quelli dei suoi famosi colleghi.
Il racconto di una crisi
Che fine ha fatto Bernadette? non si discosta da questa tendenza perché nel raccontare la storia di un personaggio, Bernadette/Cate Blanchett, idealista ed eccentrico nella maniera in cui lo sono di norma quelli del regista, Linklater ci porta nel culmine della crisi esistenziale che ha colpito la protagonista, architetto di fama e di talento, ritiratasi dalla mischia con la scusa di prendersi cura della famiglia e nella fattispecie della figlia adolescente, legata alla madre da un’empatia fuori del normale. Da una parte, dunque, la vita minuta, i litigi con le vicine di casa, la nevrosi depressiva, le incomprensioni matrimoniali, dall’altra, per contro, uno sguardo elevato al di sopra del contingente, pronto a ragionare sulla funzione taumaturgica dell’atto creativo, come pure sulla centralità dell’artista nella società contemporanea.
Deconstructing Bernadette
Mettendo sullo schermo la malattia di Bernadette e, insieme, la sua guarigione, Linklater affida al dispositivo il compito di rappresentare la frammentazione dell’io della protagonista e la sua ricomposizione mediante un percorso di decostruzione del personaggio operata attraverso un montaggio in cui a entrare in dialettica sono il passato e il presente della donna: con il primo, raccontato fuori campo e poi riassunto nelle immagini estrapolate dalla rete, in cui vediamo all’opera il formidabile estro dell’artista a fare da contraltare alle ossessioni e alle fobie che ne caratterizzano la fase successiva. Pervaso da alcuni temi cardine della poetica di Linklater, come lo sono il punto di vista nostalgico sugli anni della giovinezza e ancora, la difficoltà di crescere e di diventare adulti, al contrario di quanto si possa pensare Che fine ha fatto Bernadette? è un film positivo e pieno di speranza. A tenerne salde le prerogative è soprattutto l’interpretazione di Cate Blanchett, pronta a stemperate la drammaticità dell’assunto giocando sul ridicolo presente nelle idiosincrasie del suo personaggio. In questo senso, la candidatura al Golden Globe come migliore attrice protagonista in un film commedia o musicale appare più che meritata.
Carlo Cerofolini
(pubblicata su taxidrivers.it)
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