Regia di Giorgio Simonelli vedi scheda film
Il film di Simonelli è tra i meno famosi nella sterminata filmografia della coppia siciliana, e come la maggior parte dei film di Franchi e Ingrassia non è certo un capolavoro, né necessita di analisi semiologiche o strutturaliste ("il montaggio analogico!"), ma è una specie di contenitore di gag comiche e battute che, queste sì, trovano origine - penso di poter dire - in un misto di cultura popolare e teatro dell'assurdo: quando la Primula Rossa si annuncia con una specie di poesia che inizia con «quando la primula appare nel prato...» Franco replica «Candelora, Candelora, dell'inverno siamo fòra...». E quando il giudice del tribunale rivoluzionario minaccia i due derelitti dicendo «Io sono il Terrore!» Franco esclama «Anch'io, signor giudice, sono un terrone!». E così via. Del resto Franco e Ciccio volevano soltanto (soltanto?) far ridere: a volte ci riuscivano, a volte no.
Nel 1789 i cugini Franco e Ciccio La Capra arrivano a Parigi da Caltanissetta in cerca di lavoro (il pretesto è una zia che ha lavorato in un atelier di moda). La somiglianza di Franco con il fratello del re di Francia coinvolge i due cugini in intrighi di corte a non finire, e quando scoppia la rivoluzione sono considerati nemici delle nuove idee e vengono perseguitati da uno scagnozzo di Robespierre. Alla fine saranno salvati dalla morte dall'intervento della Primula Rossa.
Spendo una parola per Luigi Pavese, uno dei più grandi caratteristi che abbia avuto il cinema italiano: qui è lo stilista François, o, come lo chiama Franco, "Fransuarro".
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