Regia di Massimiliano Russo vedi scheda film
"Transfert", nei fatti, è un "dramma", nell'accezione etimologica del termine ; è un film teatrale, che fa della sua teatralità una caratteristica peculiare: è un racconto in interni che "fa agire la parola sulla scena". Intrigante...
Russo confonde lo spettatore, proiettandolo in un racconto labirintico e tortuoso, ansiolitico e sempre più soffocante; lo costringe, con fare quasi metateatrale, negli interni asfissianti di uno studio terapeutico: ignaro, lo spettatore assiste sadicamente al progressivo consumarsi di una psiche.
Tutto si ferma sulla soglia dell'ambiguità fino al tragico finale, che piomba sulle coscienze attonite come un deus ex machina, pronto a sciogliere e disvelare, alla luce di un logos ritrovato, il dramma della verità.
Russo ama giocare di echi e di richiami, facendo dell'intertestualità una cifra distintiva (in "Transfert" ho visto Fincher, De Palma, Hitchcock, per citarne alcuni); un'intertestualità, la sua, non solo cinematografica: molteplici sono i riferimenti letterari e, a buon ragione, scientifici (psicoterapeutici e psicologici) che vengono tuttavia abilmente rielaborati in una trama sconvolgente e mai scontata. "Transfert", nei fatti, è un "dramma", nell'accezione etimologica del termine ; è un film teatrale, che fa della sua teatralità una caratteristica peculiare: è un racconto in interni che "fa agire la parola sulla scena".
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