Regia di Shane Black vedi scheda film
Deludente sequel della saga. Non bastano ottimi effetti e truculenza assortita
La terra è lo scenario dello scontro fra i terribili guerrieri alieni Yautja, dicasi Predator , battaglia che finisce per coinvolgere anche gli esseri umani.
Una squadra di ex militari ora galeotti, capitanati dal ranger McKenna (il manzo Boyd Holbrook) e dalla dottoressa Brackett (Olivia Munn), cercano di fermare la conta dei morti ed al contempo di salvare il figlio del ranger , bambino sffetto da autismo che riesce ad utilizzare alcune armi del Predator, e che però , cosi facendo , ne attira inevitabilmente l’attenzione.
“The Predator” è un opera lontana anni luce dal capostipite della saga, il film del 1987 diretto da John Mctiernan, tutto tensione , agguati e mistero. Action sboccatissimo e parecchio truculento (un paio di uccisioni sono da vero horror), è una fracassonata illuminata da ottimi effetti speciali e dalla presenza ingombrante del Predator. C’erano gli elementi per far bene, a cominciare dalla risalita dal basso di feccia umana a cui è affidato il futuro del pianeta, cosi come l’idea del bambino autistico come punto di contatto con l’alieno. A deludere non è tanto la sceneggiatura che ci può stare, quanto la caratterizzazione fasulla dei protagonisti (eccezion fatta per Olivia Munn, brava e bella) e le battute poco riuscite (eppure Shane Black ha dimostrato di saperci fare da questo punto di vista nel precedente Nice Guys), che ne fanno un prodotto con evidenti limiti, fastidioso per certi versi, fruibile velocemente e difficile da digerire come un BigMac.
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