Regia di Giorgio Diritti vedi scheda film
Riuscendo finalmente a recuperare la visione di "Volevo nascondermi" (uscito e subito ritirato in piena pandemia primaverile) devo dire che la sensazione è di un film riuscito solo in parte: se da un lato il racconto della vita del pittore Ligabue è fedele (con l'unico appunto di dare troppo poco spazio al periodo di iniziazione all'arte pittorica, ma d'altro canto in due ore non è possibile condensare tutto) manca invece quella capacità di stupire, uscendo dal mero racconto, che Giorgio Diritti aveva già manifestato nelle prime opere, da "Il vento fa il suo giro" a "L'uomo che verrà". Tanto di cappello all'interpretazione di Elio Germano, sempre estremamente professionale, ed alla bella fotografia che ci restituisce i luoghi padani dove il pittore ha vissuto, ma anche dell'infanzia svizzera che fu il perno da cui si svilupparono sia la sua controversa arte sia l'innegabile patologia. Resta a mio parere inarrivabile, a voler fare un confronto, quello che è stato il miglior resoconto cinematografico su Ligabue, lo sceneggiato del '77 (disponibile anche nei cofanetti della Eri-Rai) che, forte anche di un'ora in più di durata, approfondisce tutti gli aspetti della vita e della personalità di uno degli artisti più controversi del '900 italiano (anche in quel caso con un magistrale quanto effettivamente "dannato" protagonista, l'attore Flavio Bucci alla sua interpretazione più memorabile). Qui, più che nel film di Diritti, emerge quell'immersione totale nella natura di Ligabue, quasi un'immedesimazione nelle creature da lui ritratte in quadri di incomparabile fascino.
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