Trama
Il racconto della vita di Antonio Ligabue, pittore naif e immaginifico che dipingeva tigri, gorilla, leoni e giaguari vivendo negli sconfinati pioppeti delle golene del Po. Una vita di durezze che è allo stesso tempo una fiaba: la storia di Toni, un bambino solo ed emarginato che, grazie all'incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati, trovò nella pittura una forma di riscatto per esprimersi e farsi amare dal mondo.
Approfondimento
VOLEVO NASCONDERMI: UNA FAVOLA NERA SULL'ESSERE DIVERSI
Diretto da Giorgio Diritti e sceneggiato dallo stesso con Tania Pedroni (con la collaborazione di Fredo Valla), Volevo nascondermi racconta la storia di Antonio Ligabue, pittore emarginato il cui desiderio è solo quello di essere amato. Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un'infanzia e un'adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L'incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l'occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l'inizio di un riscatto in cui sente che l'arte è l'unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. "El Tudesc", come lo chiama la gente è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato. Diventerà il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari stando sulle sponde del Po. Sopraffatto da un regime che vuole "nascondere" i diversi e vittima delle sue angosce, viene rinchiuso in manicomio. Anche lì in breve riprende a dipingere. Più di tutti, Toni dipinge se stesso, come a confermare il suo desiderio di esistere al di là dei tanti rifiuti subiti fin dall'infanzia. L'uscita dall'Ospedale psichiatrico è il punto di svolta per un riscatto e un riconoscimento pubblico del suo talento. La fama gli consente di ostentare un raggiunto benessere e aprire il suo sguardo alla vita e ai sentimenti che sempre aveva represso. Le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l'intera collettività, il dono della sua diversità.
Con la direzione della fotografia di Matteo Cocco, le scenografie di Ludovica Ferrario, i costumi di Ursula Patzak e le musiche originali di Marco Biscarini e Daniele Furlati, Volevo nascondermi è stato così presentato dal regista in occasione della partecipazione in concorso al Festival di Berlino 2020: "Il film si ispira alla figura di Toni Ligabue (1899-1965). Toni nacque in Svizzera ebbe un'infanzia travagliata fino a quando, espulso e giunto in Italia, visse da reietto nei boschi fluviali della Bassa padana. Brutto, deforme, fu pittore primitivo che dopo la morte raggiunse fama mondiale. Nella sua immensa solitudine popolata da incubi, Ligabue percepiva energie invisibili e amplificava la realtà dei sensi dipingendo una giungla feroce, con tigri, leoni e gorilla. Nel farsi lui stesso animale, riconosceva energie superiori. Morte e vita pulsano nei suoi quadri".
"Volevo nascondermi - ha aggiunto Diritti - è anche una riflessione sul valore della diversità. Toni, definito allora e spesso anche oggi come matto, è stato soprattutto un bambino rifiutato più volte, nato con problemi fisici che lo hanno reso reietto, che hanno causato la sua emarginazione e probabilmente anche i suoi disturbi psichici. Un uomo capace però di esprimere, nella specificità dell'arte, un talento incredibile, un punto di vista sulla vita, forte e originale. Si è avvicinato alla pittura sprovvisto di ogni tecnica pittorica, senza conoscere Van Gogh e i Fauves a cui le sue opere sembrano in parte relazionarsi. I suoi quadri esprimono uno sguardo particolare sulla vita, la raccontano come una continua lotta per non soccombere e contengono un forte desiderio di riscatto. Le sue sculture non sono solo realistiche ma esprimono intense pulsioni vitali. I suoi autoritratti sono la fotografia del suo stato d’animo e nel suo volto, con piccoli mutamenti di espressione a ogni opera, gli occhi rivolti all'osservatore interrogano, chiedono un ascolto, un riconoscimento, un segno di affetto. Come per ogni uomo nella vita, è capitato anche a Toni di sentirsi inadeguato, sbagliato, sconfitto ed il primo istinto anche per lui in quei momenti è stato il desiderio di nascondersi, di uscire dal mondo. Rileggendo il percorso della sua vita, appare evidente quanto il suo essere visto come "diverso" sia l'origine di molte delle sue sofferenze ma anche il nucleo generativo della sua identità artistica e del suo successo. La storia di Toni Ligabue ha intrinsecamente un forte valore spettacolare per le straordinarie vicende che hanno caratterizzato la sua vita e offre inoltre, tramite il suo percorso, un'importante riflessione sul valore della "diversità". Ogni persona ha una specificità preziosa che, al di là delle apparenze, può essere un dono per l'intera collettività. "…se sono diverso da te vuol anche dire che posso darti qualcosa che tu non conosci…": questo ricordo di essermi sentito dire da un ragazzo disabile anni fa. Quella di Toni è una "favola amara" in cui costantemente emerge un grande attaccamento alla vita, la capacità di non mollare mai. Resiste alla solitudine, al freddo, alla fame vivendo per anni in una capanna sul fiume, supera tante umiliazioni, comprese le degenze in istituti rieducativi e in manicomi. La storia di Ligabue incanta e interroga, e mette di fronte alla apparente contraddizione tra una fisicità sgraziata, una mente velata da una moderata follia e un talento luminoso che a lungo rimane nascosto e che quando finalmente viene alla luce diventa uno straordinario elemento di costruzione dell'identità e l'occasione, sognata, attesa, cercata, di riscatto".
Ha poi concluso il regista: "Lo sviluppo narrativo della sceneggiatura esce dall'intenzione della semplice biografia di Antonio Ligabue per proporre un percorso narrativo che segue lo stato d'animo di Toni e fa delle emozioni che vive il perno portante del racconto, in un rapporto che offre allo spettatore un coinvolgimento più intimo e profondo. Pur in una dimensione di realismo e attinenza alla verità, il film vuol trasferire in sottotraccia la sensazione di "favola nera" che accompagna la vita di Toni e di cui lui stesso incarna, in un certo modo, i codici a partire dal vestire; nel modo di esprimersi, gesticolare, muoversi. Anche il mondo che lo circonda richiama gli archetipi della fiaba in cui si possono riconoscere figure esemplari come la matrigna e il padre "orco", il direttore del collegio, i ragazzi cattivi che lo prendono in giro, gli adulti che lo deridono. Una volta diventato adulto, poi, attorno a lui si muove un coro di personaggi – i paesani – perlopiù respingenti, alcuni surreali e fiabeschi a loro volta, ma in cui via via emergono alcune figure amiche che saranno fondamentali per il riscatto di Toni. Ligabue richiama anche alcune caratteristiche dei personaggi dei film di Chaplin che, in fondo come lui, sono in lotta per un posto al sole nella società".
Il cast
A dirigere Volevo nascondermi è Giorgio Diritti, regista e sceneggiatore italiano. Nato a Bologna nel 1959, ha mosso i primi passi nel mondo del cinema lavorando a fianco di autori come Pupi Avati e occupandosi del casting di varie pellicole girate in Emilia Romagna, come La voce della luna. Nel 2005 ha esordito… Vedi tutto
Trailer
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- Orso d'argento miglior attore a Elio Germano al Festival di Berlino 2020
Commenti (16) vedi tutti
Ottimo film anche se il titolo smentisce completamente il personaggio. Davvero bravo il protagonista. Forse un po' troppi salti slegati. 8
commento di Bradyanche io ho trovato il film eccessivamente lento
commento di capfutElio Germano bravissimo, ma il film per me è troppo pesante, tutti questi avanti e indietro temporali, tutto questo crudele realismo nel rappresentare la pazzia di questo artista... Non fa per me e non ce l'ho fatta a finirlo.
commento di Artemisia1593Film Biografico abbastanza difficile da definire : ottima prova del Protagonista ma risulta assai strana la visione totale che pare prendere vie "più remunerative" direi ... !!! Mah,cosa strana questa ... ! voto.4.
commento di chribio1Fotografia fastidiossissima. Un inizio scopiettante di flash back flash forward che movimenta il film, poi si perde nel racconto crolologico.
commento di sfrisoloTroppo frammentato. Troppi avanti e indietro nel tempo e molte cose non vengono spiegate. Dal film sembra che Ligabue abbia vissuto da nababbo....
commento di Aiace68Volevo che non finisse mai...troppo bello!
commento di GabryLedMontaggio frammentato, asfissiante, specie nella prima parte. Scene troppo corte, flash back & forward che non fanno prendere giri al motore e lo imballano. Germano da solo non basta, men che meno circondato da un nulla attoriale che infastidisce
commento di leporelloOttima rappresentazione della vita di Ligabue, con un grande Elio Germano.
leggi la recensione completa di Carlo CerutiIntendiamoci,un buon biopic che non si puo' discostare molto dalla realta' del personaggio,ma io che ho pure il filmTv con il grande Bucci non sono stupito per niente...nemmeno della prova (molto buona) di Germano.
commento di ezioChe Germano fosse molto bravo era noto ma qui supera se stesso!
commento di ndsPer celebrare degnamente Antonio Ligabue una sorta di Van Gogh italiano occorreva produrre qualcosa di raffinato. Diritti, Cocco, Patzak e Germano nei rispettivi ruoli ci riescono appieno. Questo film è un'opera d'arte in movimento. Peccato solo per la sigla finale nel solito inglese che non c'entrava niente.
commento di bombo1L'immensa prova di immedesimazione dell'eclettico e talentuoso Elio Germano (giustamente premiato) si innesta su una sceneggiatura rarefatta in cui i silenzi la fanno da padrone, richiamando la solitudine del protagonista, senza riuscire però a trasmettere pienamente la sua caratura artistica e apparendo dunque monca.
commento di Fanny SallyUn artista, un uomo, un viaggio nella pazzia.
leggi la recensione completa di siro17Costa. Laccabue. Ligabue. Una vita in itinere. Due famiglie, nessun padre, tre cognomi, abbandoni e ritorni di madre. Fin da piccolo fissava per ore senza parlare i conigli. Imitava il suono e i movimenti di oche, galli e galline con cui amava indugiare nei pollai.
leggi la recensione completa di gaiartGiovanni Pascoli diceva: ‘C'è un bambino segreto in ognuno di noi, un bambino che ha brividi, lacrime e gioia tutte sue.’ Come non pensare ad Antonio Ligabue, il famoso pittore naif che aveva proprio dentro di sé questa fame di libertà e di allegria che splendeva nei colori più straordinari e più folli...
leggi la recensione completa di robertoleoni