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Kyoto Story

Regia di Tsutomu Abe, Yoji Yamada vedi scheda film

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La recensione su Kyoto Story

di port cros
7 stelle

Una pellicola semplice e tenera su una ragazza indecisa tra il fidanzato storico e un impacciato ma appassionato spasimante, una piccola "storia di Kyoto" che riesce a emozionare sottotraccia col suo stile delicato e sussurrato.

 

scena

Kyoto Story (2010): scena

Siamo a Kyoto, nel quartiere di Uzumasa che un tempo ospitava i mitici studi cinematografici Daiei, dove vennero girati, oltre a molti altri film,  I racconti della luna pallida d'agosto di Mizoguchi e Rashomon di Kurosawa. Kyoko è una ragazza del quartiere, che lavora come biblioteca all'università e aiuta i genitori nella loro lavanderia. È fidanzata con Kota, figlio di un produttore locale di tofu che sogna di sfondare come comico, sebbene incontri scarsi successi. Eniko, un impacciato docente di antica scrittura cinese in visita presso l'ateneo, si innamora perdutamente di Kyoko e le propone di seguirlo a Pechino, dove dovrà trascorrere i prossimi anni per le sue ricerche. Ma Kyoko non riesce a decidersi.

 

Yoji Yamada codirige con Abe Tsutomu una pellicola semplice e tenera, che si fa amare a poco a poco col suo stile delicato e sussurrato, procedendo in punta di piedi nel narrare quel periodo di incertezza sul futuro ed i progetti per la propria esistenza che corrisponde all'età dei protagonisti, in cui spesso ci si dibatte tra rivoluzionari sogni di grandezza da inseguire chissà dove ed il realismo di una prospettiva di vita ordinaria, magari continuando la piccola attività commerciale dei genitori.

 

scena

Kyoto Story (2010): scena

 

La piccola storia della ragazza di Uzumasa - affezionata al fidanzato storico che la trascura per i suoi sogni di fama, ma al contempo innegabilmente colpita dalla corteggiamento tanto imbranato quanto appassionato del professore - emoziona sottotraccia, mescolando il melodramma e la commedia, grazie a sequenze che si fanno improvvisamente intense (la macchina da presa che scivola a inquadrare il volto fosco e corrucciato di Kota, nel mezzo del pubblico esilarato di un spettacolo comico) ed in gran parte grazie anche alla musica, una bella colonna sonora dove spicca il suono acuto della tromba, col trombettista al parco dove Kyoko incontra in successione i suoi due uomini, nella scena del taxi e nella bellissima inquadratura finale con la ripresa dal treno in corsa.

 

Alle vicende romantiche sono inframmezzate interviste in stile finto-documentario ai genitori e ad altri abitanti di Uzumasa, che ricordano l'avvio delle rispettive attività e la vita nel quartiere al tempo degli studi Daiei, il che permette a Yamada di rendere omaggio cinefilo ai grandi autori del passato che lì hanno realizzato le loro pellicole ed a connetere l'incertezza dei protagonisti per il futuro con la nostalgia per il passato glorioso della ex "Hollywood d'oriente", che espone con orgoglio le riproduzioni dell'Oscar e del Leone d'Oro vinti dai "suoi" film.

 

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