Regia di Marios Piperides vedi scheda film
Cipro. Jimi, il cane di Yannis, scappa dalla parte greca in quella turca dell’isola. Yannis ha un aereo sola andata per l’Olanda in partenza fra tre giorni, un paio di scagnozzi dei suoi creditori alle spalle, una padrona di casa che reclama gli ultimi cinque mesi di affitto e una ex che lo detesta: non ha certo bisogno di immischiarsi in questioni politiche. Ma per Jimi lo fa.
Smuggling Hendrix è il titolo originale; in Italia arriva come Torna a casa, Jimi!, che lascia intendere che perfino il nome del protagonista canino (nel senso della parola, anche se di attori non molto efficaci ce ne sono, in questo film) è stato modificato per cosiddette esigenze di traduzione. Un pasticcio risibile e fin qui pressoché indolore, se non fosse che il doppiaggio italiano manda a quel paese la credibilità del lavoro, già di per sé traballante: il consiglio è quindi, in ogni caso, di vedersi questa pellicola in lingua originale, per rimanerne meno delusi. Perché sì, di delusione indubbiamente si tratta: l’esordio in lungometraggio a soggetto del cipriota Marios Piperides (anche autore della sceneggiatura), pur partendo da presupposti interessanti e intelligenti, è a tutti gli effetti un pasticcio che via via che si dipana si fa meno fluente e più lacunoso dal punto di vista logico, con lieto fine scontato ed evitabilissimo. Non si sa perché Yannis o Kika non provvedano subito a portare agli ufficiali di confine i documenti del cane, così come non si ritrova alcuna necessità in una scena gratuitamente lacrimevole quando, sull’orlo del tracollo, i due protagonisti appena citati sentono l’esigenza di confessarsi reciprocamente di essere stati tanto bene insieme (in realtà, la trama del film lo insegna, si detestano e non ci sarà alcun riavvicinamento fra i due). Ma la peggior falla di scrittura risiede nel personaggio di Tuberk, che esordisce come un mammasantissima sicuro di sé e finisce per assumere le dimensioni di uno scalcagnato delinquentello di strada in preda al panico. Peccato davvero: l’idea di un racconto sulle due vite parallele di Cipro è molto stimolante e merita uno sviluppo più consistente. 3,5/10.
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