Regia di Ben Howling, Yolanda Ramke vedi scheda film
NETFLIX
Uno "zombie-movie" che non è un horror è una peculiarità di per sé non da poco.
Una produzione Screen Australia distribuita da Netflix che ci catapulta in una attualità australiana apocalittica, ove un contagio non precisato ha reso zombie la maggior parte degli esseri umani, costringendo i sopravvissuti a nascondersi e proteggersi.
Se morsi, gli esseri umani hanno a disposizione 48 ore prima che la trasformazione si completi ed essi perdano ogni raziocinio, sostituito dalla nota aggressività famelica.
Il film ci fa seguire le drammatiche vicissitudini di un affettuoso marito e padre (la star australiana Martin Freeman), impegnato dapprima in una lotta contro il tempo per salvare la moglie contagiata, poi, divenuto infetto pure lui, per cercare entro le 48 ore una soluzione affidabile a cui destinare la bellissima figlioletta neonata.
Nel viaggio tortuoso e pieno di insidie, l'uomo cndividerà l'esperienza di una ragazzino nativo, dapprima proteso a cercare di comunicare col padre, ormai inesorabilmente contagiato, poi intento a trovare una tribù di altri nativi che ha trovato il modo di proteggersi da quella minaccia sempre più incombente e devastante.
Girato con una certa perizia, con il desiderio di valorizzare il panorama mozzafiato delle immense terre australi deserte o comunque poco intaccate dalla civilizzazione, il film si prodiga di riprese aeree, rese ormai facili dalla presenza di droni, utili ma anche rei di inflazionare certe scene acrobatiche, tutte alla fine uguali e prese sotto lo stesso punto di vista.
E come succede spesso coi prodotti Netflix, il film si fa guardare, ma senza mai suscitare alcun vero sussulto, corretto nella forma e nella sostanza come appare, ma anche un pò (troppo) ibrido nel suo apparire, quasi fosse sempre incerto se comunicare una provenienza cinematografica o televisiva. Quello che sino ad ora è successo praticamente con tutti i film prodotti e distribuiti dalla più nota società di produzione e distribuzione via internet di film e serie tv.
In questo contesto, tutt'altro che pessimo, forse solo un pò piatto, la prova di Martin freeman si rivela più che dignitosa, confermando una volta di più le doti di gran bravo attore della star.
Come guest star, immancabile, la star numero uno dei nativi aborigeni, quel David Gulpilil scoperto da Nicholas Roeg in Walkabout, e divenuto presenza fissa o quasi di ogni produzione anche a grosso budget, inerente scenari oceanici.
In regia la coppia Ben Howling e Yolanda Ramke, esordienti con un corto di sette minuti dello stesso titolo, di cui questo loro primo lungometraggio rappresenta una discreta, non proprio memorabile, dilatazione.
Ma l'idea di trattare la problematica del contagio da zombie evitando più possibile gli ormai abusati luoghi comuni dell'horror, tra splatter e gore, era un'idea davvero interessante.
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