Regia di Leigh Whannell vedi scheda film
NEI CINEMA ITALIANI DAL NOVEMBRE 2018
VISTO SU NETFLIX A FEBBRAIO 2022
Uno scarafaggio infilato nel collo. Uno scarafaggio elettronico, una micro-super mente installata nella parte posteriore del collo, fra le vertebre cervicali. Un circuito miniaturizzato che assume il controllo del corpo. E la paralisi che ti aveva reso un tronco umano è aggirata, superata, sconfitta. Sei di nuovo in piedi ma non solo: sei anche una sorta di un uomo rinato, dalle potenzialità psico-fisiche invincibili. Forse.
Ero fiducioso e positivamente sorpreso fino a circa la metà di questo Upgrade del regista Leigh Whannell, al quale piace tantissimo miscelare horror-splatter con la fantascienza e col super-eroismo e l’action col fantasy, basti pensare al suo successivo lungometraggio, L'uomo invisibile (2020) e ad alcuni suoi precedenti, come Insidious 3 - L'inizio (2015). Insomma, dei pot-pourri che, a giudicare dagli indici di gradimento del pubblico e di parte della critica, in questo momento storico a volte piacciono. Qui il racconto filmato mostra le gesta di un innamorato delle automobili di una volta in un’epoca futura ipertecnologica in cui l’uomo sia in viaggio, sia a casa sia al lavoro, per lo più deve impartire istruzioni vocali a macchine che eseguono senza mai fallire. O quasi. La tranquilla vita matrimoniale di Grey è però sconvolta da un incidente stradale, in seguito al quale la moglie muore e lui rimane paralizzato dal collo in giù. L’aiuto di un genio informatico, però, sembra potergli dare l’opportunità di risalire alle cause della tragedia che ha inghiottito la sua esistenza.
Da un certo punto in poi quella che sembrava la solida impalcatura messa in piedi da Whannell, che garantiva la tenuta della vicenda e di un discreto divertimento dovuto all’opportuno tasso di sdrammatizzazione della sceneggiatura (scritta dallo stesso regista), ha cominciato a emettere inquietanti cigolii, poi a cedere e infine crollare in un finale improponibile. Mi ero fatto attrarre verso questa pellicola, oltre che dalla quasi discreta valutazione di cui gode su questo sito e dalla necessità di non pensare troppo, anche dal nome del protagonista principale, lo statunitense classe 1976 Logan Marshall-Green che avevo conosciuto nel 2010 nello zoppicante Devil e più di recente apprezzato nel non facile The Invitation (2015).
In Upgrade Marshall-Green conferma di poter unire credibilità drammatica e propensione ad autoironia e alleggerimento di registro, ma resta vittima del progressivo declino dell’originalità del racconto che pure, soprattutto a livello di ritmo ed effetti speciali (Dearing-Sahin) resta apprezzabile. Tutta la prima parte è gradevole, in un misto di fantascienza distopica, violenza anche spinta e componente di “giallo” ben dosata. Fino al bagno di banalità della seconda metà dell’opera. E a parte un Marshall-Green che fa il suo in modo apprezzabile, nel cast reclutato non c’è nessuno che possa tappare le falle che si vanno aprendo man mano che passano i minuti.
Il film, quindi, per i miei gusti non raggiunge la sufficienza ma non mi sento di sconsigliarlo categoricamente, perché per una serata senza troppe pretese può comunque funzionare. Voto 5,5.
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