Regia di Philip Gelatt vedi scheda film
Un lavoro ermetico e criptico, caratterizzato da un approccio lovecraftiano per via del tema che vede, nelle sconosciute e sempiterne forze occulte della natura, un imminente e trascendentale pericolo destinato a condurre sull'orlo della follia chi ne viene -anche solo marginalmente- a conoscenza.
Keith (William Jackson Harper) e Jessica (Rebecca Henderson) sono stati inviati da un'azienda di ricerca scientifica in una promiscua base di ricerca, dislocata in una dispersiva foresta. I due scienziati devono occuparsi dell'insolito comportamento della fauna locale, con atteggiamenti inusuali tenuti da parte di insetti e animali. Il luogo, in passato, era anche stato testimone delle attività di una setta religiosa. Durante la lunga permanenza, Jessica rinviene un insolito enorme "corno", mentre Keith scopre i resti di corpi umani, risalenti ad un massacro compiuto circa 200 anni prima.
"Il mondo è grande... e inconoscibile. Mai nessuno sa davvero tutto." (Keith)
Ispirato dal racconto "-30-", contenuto nell'antologia Barron's collection Occulation dello scrittore Laird Barron, Philip Gelatt dirige a distanza di anni (The bleeding è del 2011) il suo secondo film. Sceglie una storia ermetica, di non facile fruizione per lo spettatore medio. Vera protagonista, oltre ad una ambigua sceneggiatura, risulta essere la colonna sonora, realizzata con modalità carpenteriana e presente per tutta la durata del film. Film che, pur insinuando un costante stato di angoscia e incertezza, non riesce a coinvolgere pienamente a causa della monotonia del set (due attori in mezzo alla natura). Gelatt diffonde indicazioni spazio temporali piuttosto criptiche: le futuristiche tende e le attrezzature scientifiche indicano che gli eventi si collocano in un futuro prossimo, mentre le coordinate georeferenziate (43.020000 N; -73.303030 W) apparse sul display delle telecamere di controllo, indicano come località Chestnut Woods State Forest (a confine con il Vermont). Al di là della voluta ambiguità narrativa, supportata anche dall'illogico comportamento di una ditta che investe in un progetto non redditizio, il film trova, nella precisa messa in scena con continui dettagli su elementi ambientali e nella sofisticata fotografia, il suo punto di forza. Le immagini subliminali che rimandano a tragici avvenimenti accaduti nel sito, suggeriscono la presenza di una forza occulta, legata a cicli naturali e indefinibili, che mostra inquietanti somiglianze con la mitologia dei Grandi Antichi lovecraftiani. They remain, pur lasciando delusi per un contenuto assai poco spettacolare, riesce comunque a farsi seguire, senza che i cento minuti di durata siano percepiti in maniera noiosa. La sensazione è che Philip Gelatt sia un gran bravo regista, incline però a trattare il genere solo marginalmente, in questo specifico contesto a causa di una pretenziosa (e poco popolare) sceneggiatura.
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