Regia di Stephen Susco vedi scheda film
Discreto Thriller, appartiene al filone del "desktop film" molto in voga negli ultimi anni
Matias è un ragazzo molto attivo sul web, come molti suoi coetanei e sta cercando di sviluppare un'app, che gli consenta, di dialogare meglio con la fidanzata Amaya, che è sordomuta. Tuttavia il software non gira molto bene e Amaya piccata lo rimbrotta. Contemporaneamente, Matias si connette in video chat con un gruppo di “amici”: Nari, Serena, Damon, AJ e Lexx ai quali comunica di essere in possesso di un pc nuovo e molto più potente, ma in realtà il computer è stato ritrovato per caso dal ragazzo tra gli oggetti smarriti di un locale, e nasconde dei segreti che faranno da motore per la trama di Unfriended: Dark Web. Si tratta di file nascosti sull'hard disk, che contengono sequenze inquietanti, misteriose e pericolose, questa “cartella” fa precipitare il ragazzo nel labirinto infernale del dark web del titolo, la parte più inaccessibile e nascosta di internet e Matias e i suoi amici, collegati con lui su Skype, si ritroveranno catapultati in qualcosa di ingestibile e letale.
Unfriended il film precedente, aveva introdotto una variante nel format del "found footage", usando tutto ciò che accade sullo schermo del computer del protagonista per costruire l'intreccio della storia.
Questa particolare tecnica narrativa chiamata "Desktop Film "o "Computer Screen Film", sorta di sottogenere cinematografico, ha dato luogo a diverse opere cinematografiche, con esiti altalenanti. Qui viene ripresa cambiando però, oltre ai personaggi, anche il tono e la tematica del racconto, stavolta la tensione abbandona il soprannaturale, correndo sul filo di una dimensione assolutamente reale e, per tal motivo, decisamente più disturbante, ruotando attorno al fantomatico e oscuro, dark web. Lo strumento narrativo dei cosiddetti Desktop Film, è un espediente molto efficace per catturare e mantenere viva l’attenzione dello spettatore, facendo leva sulla paranoia tutta attuale, che gravita sulla nostra privacy, continuamente messa sotto attacco dai tanti dispositivi tecnologici, che adoperiamo quotidianamente ma che, se manipolati da occulte mani digitali, possono farci veramente male. È pur vero che tutto questo incrocio di multi-screen, pop-up e puntatori a tradimento, imbastito dal regista, seppur intrigante e funzionale a reggere un racconto confezionato ad hoc per il tipo di linguaggio scelto, alla lunga un pochino potrebbe stancare .Tuttavia nel complesso la storia regge e si crea un buon “climax”
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