Regia di Peter Farrelly vedi scheda film
Il pianista più bravo del mondo.
Cercava un autista tuttofare, ma anche un lacchè.
Ha trovato un uomo tuttofare, giammai un lacchè.
E ha trovato un amico.
Un classico. La chiamano la “strana coppia” (barabbovich) che prima fa scintille e poi… E poi sappiamo tutti come va a finire. Ovvero quando il vezzoso damerino scende dal trono ed il rozzo scapestrato sale il gradino della dignità. La chimica delle scene è quella giusta. Le situazioni e le gag, ruvide e scanzonate, confermano le attese senza lasciar scampo all’imprevisto. Il sorriso, a tratti, sfocia nel divertimento puro, ma l’amarezza è il convitato di pietra che si mette in conto in pellicole come questa.
Un buddy movie su strada, dunque, con le sue smargiassate compiaciute, i suoi contrasti, il tempo per appianare le differenze (solo quelle fra i due, però), il razzismo negli anni della consapevolezza di quanto fosse odioso ed ostacolo della civiltà, ma anche la “famigghia” (ebbene sì, stigma sociale o spilla da appuntare sul petto, questo dipende dall’umore dello spettatore) pronta ad allargarsi per fare spazio a nuovi membri; meglio se minoranza e bisognosi di un sano, caloroso abbraccio.
Un risultato che appaga (in termini di intrattenimento e riflessione), ma, ad essere sincero, nulla che giustifichi l’Oscar più prestigioso di tutti. Ma non è la prima volta (vedasi 12 anni schiavo su tutti) che le tematiche sociali (meglio se razziali) riescono lì dove la brillantezza artistica fallisce. E sarà così anche in futuro. E non mi sento di biasimarlo.
P.S. Ok le interpretazioni di Viggo Mortensen e Mahershala Ali ma, a mio modesto parere, quella di Linda Cardellini non è da meno.
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