Regia di Peter Farrelly vedi scheda film
Invito al buon cinema.
Il plot è di quelli che, da “Quasi amici” in poi, spopolano e acchiappano l’immaginario, l’idea dei contrari che si attraggono, dei caratteri opposti che entrano in collisione anche se sappiamo che il lieto fine cova fin dal primo fotogramma; in un road movie tra un buttafuori bianco italo americano (con Viggo Mortensen vera rivelazione, che molla per un attimo i suoi cliché stereotipati) ed un aristocratico, funambolico e problematico pianista jazz di colore, Don Shirley, (interpretato da Mahershala Ali con brio e personalità), che sfida a viso aperto gli inevitabili, e spesso incomprensibili e contraddittori razzismi - mai sradicati - del profondo sud degli anni 60.
Una storia che si dipana tra inevitabili pregiudizi ed un affiatamento ed una complicità che lentamente renderanno questo rapporto di “lavoro” un’autentica ed inesorabile amicizia.
Gran merito ai nostri attori, col grezzo Mortensen, perennemente occupato tra street food, “chiacchiere” e sigarette, che rivendica il suo essere più “negro dei negri”, forte anche del suo appartenere ad un’altra minoranza etnica, e il supponente pianista, in tanti frangenti più vittima che protagonista (del suo colore e della sua arte), che non riesce a collocarsi in una scala di rapporti dove non è abbastanza nero per essere povero, non è abbastanza bianco per poter manifestare il suo talento, e non è abbastanza uomo per non vergognarsi di certi vizi; per dedicarsi una vita normale, vittima dei tempi e della sua confusione sessuale, esprime magistralmente col piano e la musica, il suo sentirsi fuori posto, ma gli manca una famiglia, un amico, uno sfogo.. e questo incontro con l’autista italo americano, gli farà conoscere lati della (sua) vita decisamente sottovalutati, non ultimo il gusto del pollo fritto, e la musica nera dei suoi simili, quella meno qualificata forse, ma dall’indubbio e affascinante appeal popolare.
Ovvio poi, che dal regista di “Scemo & + scemo”, ci si potesse attendere qualche sbandata poco edificante, ma Farrelly rimane costantemente in carreggiata (tanto per non sconfessare l'ambito road movie), alternando toni cupi e momenti di tenero relax in egual misura.. splendido il siparietto con la macchina in panne, il pianista nero comodamente seduto, Mortensen, il bianco, a trafficare col motore sotto il sole, e dall’altro lato della strada, lavoratori di colore “schiavizzati” nei campi, ai quali la scena rende decisamente sfocata la logica di certe gerarchie...
il finale alla Frank Capra sbraga forse le buone intenzioni, ma noi ci siamo già affezionati strada facendo, quindi perdoniamo volentieri l'eccesso di miele e pensiamo già a dove andare a cercare l'incredibile colonna sonora... ;)
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