Regia di Peter Farrelly vedi scheda film
13° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE
In pieni anni '60, un buttafuori un po' greve e rozzo di origine italiana di nome Tony Vallelonga, per far fronte alle spese di famiglia che incombono nel periodo in cui il locale in cui lavora rimane stato chiuso per una rissa, si convince a farsi assumere come autista da un apprezzato e sofisticato musicista di colore.
La missione, solo apparentemente semplice, si rivelerà tortuosa e colma di imprevisti: il pianista, assai noto ed apprezzato ovunque, intende esibirsi, assieme ad altri due musicisti, in tourné organizzando diverse tappe che spazino per la prima volta negli stati del Sud, in quegli anni ancora risolutamente propensi ad un atteggiamento ostile ed intollerante nei confronti della comunità nera.
Il viaggio, costellato da mille difficoltà, creerà l'opportunità per dar vita ad una amicizia potente e solidale, disinteressata e sincera, unendo due uomini differenti non tanto per razza, quanto piu' per indole, educazione, cultura e attitudine, ove ognuno dei due contribuirà a suo modo a formare e a migliorare l'altro.
Da una sceneggiatura di ferro a cura di Farrelly ed del figlio del vero Tony qui protagonista, Green Book, che prende il titolo da una mappa turistica utilizzata in quegli anni per permettere ai neri di individuare i locali e gli hotel loro riservati nei paesi ad oppressiva ed oscurantista cultura sudista, si rivela un brillante gustoso mix che alterna con ritmo e dinamismo una comicità spassosa ed esilarante, ad una indignata coerente denuncia di un inaccettabile condizione discriminatoria che rendeva gli Stati del Sud degli States, i garanti di un atteggiamento criminale nei confronti della vasta comunità di colore.
Forte di due interpreti favolosi ed in odore di nomination all'Oscar (strepitoso Viggo Mortensen sboccato che parla un italiano strascicato e maccheronico, coerente con quello degli italiani di seconda generazione nati in terra straniera, ed un Mahershala Ali di una finezza ed una classe impagabile), Green Book si inoltra temerario su terreni di denuncia che non si accontentano della dinamica razziale, ma non rischia, così facendo, mai l'accumulo grazie ad una scrittura portentosa e assai godibile, calibrata con destrezza e saldo costrutto narrativo.
Peter Farrelly, stavolta senza il fratello Bobby, si dimostra di nuovo in forma smagliante come ai tempi dei corrosivi, esilaranti "Mary" e "Irene", nel film unanimemente più applaudito e favorevolmente accolto, a pieni meriti, alla 13° Festa del Cinema di Roma.
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