Regia di Mario Sequi vedi scheda film
1971, esce Decameron di Pasolini: l'italiano medio scopre come si possa considerare 'alta cultura' anche un prodotto contenente nudi integrali e linguaggio osceno. 1972, esplode il filone detto decamerotico: una manciata (nemmeno pochissime a dire il vero) di pellicole che approfittano del momento per proporre storielle medievali ad alto tasso di porcelloneria e far cassa rapidamente con pochissimi mezzi impiegati. Per dire, in questo Fratello homo sorella bona - la cui cosa più intelligente è il titolo - non compare neppure un attore degno di nota, al massimo si possono segnalare tali Sergio Leonardi (che negli anni '70 girerà qualche altra commediola risibile, raggiungendo la vetta della sua carriera con la partecipazione a qualche film di Pingitore con protagonista Pippo Franco) e Nazzareno Natale (qualche particina in spaghetti western e film 'der Monnezza'). 1973, il fenomeno è già (fortunatamente) in scemando. Nel frattempo però il pubblico italiano è stato sommerso da una discreta quantità di lavorucci di tale pessima fattura; questo Fratello homo sorella bona (sottotitolo emblematico della carenza di fantasia: Nel Boccaccio superproibito) è stato scritto da Alfredo Tucci (praticamente: uno sconosciuto) ed è uno degli ultimi lavori di Sequi, che lavorava già come regista e sceneggiatore dagli anni '40, mantenendo sempre e comunque l'anonimato nel corso della sua intera parabola artistica. 1/10.
Medioevo. Attorno ad una ragazza, promessa sposa ad un uomo che lei rifiuta, si scatena una ridda di travestimenti ed inganni ad opera di alcuni frati dagli interessi fin troppo 'materiali'.
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