Regia di Gian Luigi Polidoro vedi scheda film
All'epoca qualcuno, anche in alto loco, lo prese per una demistificazione della libertà di costumi della società svedese. A mio parere questo è giudizio è in gran parte sbagliato: per quale motivo un regista italiano come Polidoro avrebbe dovuto avventurarsi in un giudizio sulla mentalità scandinava? Sempre secondo me, la descrizione dei costumi sociali - ma in particolare sessuali - svedesi funge per Polidoro come specchio per descrivere, attraverso la figura "media" di Alberto Sordi, la mentalità italiana, spiazzata da un comportamento così diverso dal nostro modo di intendere, nel 1963 ma anche oggi, le relazioni ed in particolare la vita di coppia. Lo stile di vita scandinavo non è certo perfetto, come dimostra la tristezza negli occhioni delle donne svedesi, o lo stesso fatto che le ragazzine vadano di notte ad abbordare gli uomini in squallidissimi localacci, ma l'imbarazzo di Amedeo nel confessare di avere 42 anni testimonia che anche gli italiani avevano (hanno) ancora da compiere, dalla direzione opposta, tantissimi e lunghissimi passi avanti. I troppi luoghi comuni sulla Svezia e sul gallismo italico inficiano in gran parte la riuscita di un film che sarebbe difficile immaginare con protagonista un attore diverso da Sordi.
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