Regia di Nam June Paik, John Godfrey vedi scheda film
Difficile analizzare quest'opera di Nam June Paik (padre e pioniere della videoarte). Non esiste una struttura narrativa, è un susseguirsi di luci, suoni, coesistenza di dimensioni artistiche. Lavoro tutto, ovviamente, in video, pur non essendo il primo del regista coreano (già attivo dai primissimi anni '60) è sicuramente il più importante. Non ha il difetto (a seconda dei punti di vista) di essere scostante e di non lasciarsi guardare facilmente, come invece tante produzioni videoartistiche, ma rimane una complessità piuttosto marcata che lascia l'osservatore magari affascinato da quello che sta vedendo ma gli fa capire ben poco dei significati presenti ma ben occultati, idividuabili solo da chi padroneggia Ejzenstejn, Cage e altri intellettuali che stanno alla base della poetica paikiana. Da qui, comunque, passano Lucas, i Wachowski, Eno, Spielberg, Lynch, Cale, Cameron e tantissimi altri.
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