Regia di Gianni Pacinotti (Gipi) vedi scheda film
Dalla fine degli anni ’90, per due decenni, un mitomane ha scritto a tutti i fumettisti italiani spacciandosi per un ragazzino e chiedendo un disegno a ciascuno di loro. Gipi, fumettista e regista, scopre per caso questo trucchetto e decide di girare un documentario nel quale andrà a scovare il mitomane.
Se l’idea di partenza è molto suggestiva e la scrittura di Gipi risulta sempre coinvolgente e ben disposta in scena, va però riscontrato che Il ragazzo più felice del mondo è un lungometraggio piuttosto stiracchiato che esplode nella prima mezzora e si involve nella restante ora di durata, implodendo in un finale-non-finale che denuncia una preoccupante mancanza di idee. Preoccupante perché sono proprio le idee (spesso intelligenti e divertenti, è tutt’altro che superfluo rimarcarlo), ciò che non è mai parso mancare a Gipi in trent’anni di carriera con la matita in mano e, parimenti, nei due film precedentemente diretti: il sorprendente L’ultimo terrestre, a soggetto, del 2011, e l’ironico documentario Smettere di fumare fumando dell’anno successivo. Come in quest’ultimo lavoro, anche ne Il ragazzo più felice del mondo Gian Alfonso Pacinotti decide di raccontare sé stesso mettendosi in prima persona anche davanti alla macchina da presa e la forma documentaristica adottata si svela molto presto nella sua pretestuosità, fra battute pronunciate a favore di camera, dialoghi con finti attrezzisti-operatori (in realtà attori) e una storia che procede per colpi di scena telefonatissimi. Fra gli intepreti si segnalano particine per Jasmine Trinca e Kasia Smutniak, oltre che per attori improvvisati – sempre nella parte di sé stessi – come l’editore Francesco Coniglio e il produttore (anche di questo lavoro) Domenico Procacci. A fianco di Gipi sullo schermo e anche in sceneggiatura c’è infine Gero Arnone, al suo esordio. 5/10.
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