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Amanti perduti

Regia di Marcel Carné vedi scheda film

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La recensione su Amanti perduti

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10  Finalmente sono riuscito a vedere la versione integrale di questo capolavoro del cinema francese e ne sono rimasto entusiasta; devo invece raccomandare a tutti di evitare come la peste la versione italiana, tagliata in maniera selvaggia e scriteriata, con lunghe e importanti sequenze totalmente eliminate e un montaggio alterato in maniera vergognosa (si resta allibiti di fronte a una tale opera di sabotaggio culturale messa in atto dai distributori italiani, peraltro su un film di altissima levatura artistica!) Su sceneggiatura del poeta Jacques Prevert, Carnè dirige il suo film più compiuto, un dramma sentimentale che lascia stupefatti per la straordinaria bellezza figurativa delle immagini e per la densità romanzesca delle vicende e dei personaggi, figure divenute archetipiche grazie anche ad interpreti di alta classe qui al massimo del loro talento (soprattutto il grande Jean-Louis Barrault nel ruolo di Baptiste, ma anche Arletty, Maria Casarès e Pierre Brasseur). I dialoghi di Prevert sono estremamente ricercati e letterari, ma in questo contesto risultano perfettamente funzionali, così come è ammirevole la ricostruzione scenografica del Boulevard du Temple e del Theatre des Funambules. Le sequenze di pantomima eseguite da Barrault sono poetiche ed incantevoli, mentre il ritmo del racconto è modulato da Carnè con suprema abilità, senza mai un secondo di noia. La galleria di caratteri è vastissima, ma su tutti finisce per imporsi la presenza magnetica di Arletty, donna "fatale" e "mitica" per eccellenza nei panni di Garance. La sequenza finale di Baptiste che rincorre Garance in mezzo alla folla indifferente che festeggia il carnevale entra di diritto fra le più belle della storia del cinema. Peccato che Carnè nel dopoguerra si sia perso con film spesso inadatti alle sue possibilità, ma in quest'opera il suo talento registico è sfolgorante e porta allo zenith il cinema del cosiddetto "realismo poetico" che già negli anni '30 ci aveva dato opere eccezionali come "Il porto delle nebbie" e "Alba tragica".

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