Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Un capolavoro, impressionante. Come vari film di Damiani degli anni ’70, anche questo non fa una piega: in più si avvale di un Gian Maria Volontè strepitoso (ma questo non fa notizia), e sono all’altezza colonna sonora, fotografia, montaggio e sceneggiatura (il film è lungo ma non annoia mai fino alla fine). Il valore aggiunto del film sta nel mostrare come le stesse persone che sono al servizio dello stato (qui gli umili poliziotti di scorta, ma anche i magistrati onesti) sono di fronte a un bivio: se fanno il proprio dovere senza reticenze e compromessi sono costretti dallo stato a morire, proprio per la ragion di stato e la deliberata scelta dei massimi vertici dello stato; oppure se tengono alla loro pelle possono fare carriera e quindi soldi, ma per fare ciò devono commettere crimini tremendi, crimini che lo stato dovrebbe essere il primo a punire, e che invece sono l’unica cosa che lo stato richiede loro di fare. Purtroppo situazioni come queste non sono surreali, come tanta cronaca ha mostrato. Alla fine il poliziotto Volontè deve fare tutto da solo (purtroppo invano, tanto è ferrea l’organizzazione statale in tal senso), pur di cercare di far prevalere il diritto sulla violenza: e i suoi peggiori nemici, che uccideranno lui come tanti altre persone coinvolte e non corrotte, sono proprio coloro che sono assurti ai massimi gradi dello stato stesso. Si può condividere o no tale lettura ma, se si segue tale lettura, se costoro sono assurti al rango di mammasantissima dello stato, è proprio perché avevano nel sangue la vocazione a reprimere il diritto e favorire disegni criminosi, evidentemente per il loro vantaggio, in termini di soldi e potere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta