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Io ho paura

Regia di Damiano Damiani vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Io ho paura

di sasso67
8 stelle

Il titolo sintetizza benissimo la sensazione di disagio e di sconforto che attanagliò moltissimi italiani durante gli anni di piombo. Specialmente quei "tutori dell'ordine" che erano mandati a sorvegliare gli uomini che rappresentavano lo Stato, e magari spesso si domandavano chi fossero coloro per i quali, ogni maledetto giorno, rischiavano la vita. Quando fu rapito Aldo Moro, si cominciarono a conoscere gli "uomini della scorta", si cominciò a capire che dietro le loro divise c'erano delle storie: dietro a dei nomi che ormai da anni mi rimbalzano nella testa (Leonardi, Rivera, Iozzino) c'erano delle storie di persone, spesso molto giovani, che venivano dal Sud, che avevano una famiglia, dei figli, dei genitori. Questo è ciò che mette in scena Damiano Damiani - non dimentichiamocelo - un anno prima del rapimento di Moro. E il merito del regista friulano è soprattutto quello di metterci a confronto con questa realtà, ficcandoci in una trama labirintica ed inquietante, in cui i segnali si fanno sempre più minacciosi, nonostante i toni kafkianamente rassicuranti dei superiori, ignari che i loro giochetti sono stati scoperti. Il brigadiere Ludovico Graziano ha ottenuto di fare da scorta ad un anziano magistrato che non si occupa di politica, ma l'indagine di cui si occupa il giudice dimostrerà che in quel periodo della storia italiana tutto è politica: dovunque si mettano le mani esce fuori qualche trama losca che coinvolge i servizi segreti, deviati o meno. E si dimostrano pericolose connivenze tra potere politico e terrorismo (anche se qui Damiani rifiuta di chiarire se il famigerato Caligari sia un rosso o un nero). Il meccanismo del film funziona e ci conduce ad un finale davvero raggelante e pessimista, quasi un messaggio ad abbandonare ogni speranza (o voi ch'entrate), anche quando sembra filtrare un raggio di sole dalla cappa di piombo. Eccellente l'interpretazione di Volonté, che ribalta il personaggio dell'INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO, sia nel carattere che nell'esteriorità: quanto è sicuro di sé ben oltre il limite della provocazione il primo, tanto è insicuro e pauroso il secondo; tanto è elegante ed azzimato il Dottore, quanto è sciatto nel vestire con i suo giubbottini il nostro Graziano. Ottime anche le prestazioni di Josephson (capace di una mimesi che poco ha da invidiare a quelle di Volonté) e di Adorf, sempre bravissimo, specialmente nelle sue apparizioni nel nostro cinema.

Cosa cambierei

Cambierei il giudizio, secondo me affrettato e superficiale, affibbiato a questo film da FilmTV. I film di Damiani che possono lasciare perplessi sono altri, ad esempio AMITYVILLE POSSESSION.

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