Si lo so dovevo essere più inumano nel giudizio ma non me la sono sentita di andare più basso di questo…
La storia di un miracolo: In una data imprecisata degli anni ‘90 un gruppo di disperati con una grave sindrome motoria che li porta a compiere movimenti compulsivi, si ritrovano in un Capodanno in un magazzino “di carta”, immerso nelle nevi. A metà serata avviene il miracolo e tutti rinsaviscono dopo avere bevuto dell’ottima sangria.
Tratto da eventi veramente accaduti e neppure con questi risultati, evidentemente erano meno disadattati oppure la sangria originale era semplicemente, più scadente.
Questa è la trama di un film che doveva durare massimo 15 minuti e ne dura quasi 90, di una noia che i film del buon Lars, si innalzano a livelli inimmaginabili.
Su Wikipedia viene nominata la sceneggiatura di ben cinque pagine, ma scritte con
font 50 e interlinea di almeno 3,
perché veramente se questo è cinema moderno,negli stessi anni del film con una videocamerona con i miei amici spaccavamo veramente di brutto e ne ho pure le prove, ma eravamo giovani e vederlo fare da Gaspar che ha passato ormai il tempo limite, mette solo tristezza.
Gaspar vuole girare un film, dove tutto non è nel posto giusto, compreso se stesso che ancora non ha capito che cosa fare della sua carriera, cercando di muovere e posizionare la camera verso qualsiasi direzione che non sia quella consona, per fare il figo e creare un film d’Essai di quelli da sala vuota al rinato Cinema Alfieri fiorentino. Insomma volteggia, si arrampica fino a ribaltare la stessa visione della scena, solo per non fare capire una mazza di quello che avviene, anche se diciamocelo c’è ben poco da vedere e da capire in questa macchia di incontinenza, come quella che si crea nella stanza da “Christiane F.”.
Nel momento attuale in cui una banda di poveretti accusa Grease, di omofobia sessismo e razzismo, in un contesto studentesco dove quello che accadeva era quasi del tutto naturale e non credo che da allora sia cambiato molto, in paragone il film di Gaspar dovrebbe essere sotterrato a testa in giù come era usanza con le streghe, per non fare ritorno più alla superficie.
Diciamo che come succede con i film di Lars, sovraesposti di nozioni di basso livello da bignami di recupero, pure qui il buon Gaspar si fa portavoce di un linguaggio e situazioni scomposte e messe a razzdecan che non fanno, prurito a nessuno, compresa qualche mutanda e seno esibiti per alzare l’asta dell’erotismo, tanto che in qualsiasi puntata del Grande Fratello o la Durso ne accadono di maggiori.
Comunque se si tolgono totalmente le immagini, e francamente è stata questa la migliore sensazione nella visione, sono i brani scelti, che mi hanno riportato a quegli anni bellissimi dove la disco e la techno sono stati un sogno durati meno di un decennio, con molta nostalgia.
Ah, francamente se questi sono ballerini professionisti che danzano ricreando una situazione acida, io al Cocoricò venticinque anni fa con una singola consumazione di una Schweppes li avrei fatti vergognare completamente di avere perso tempo nella loro vita ;-)
Nel periodo universitario del gennaio 2000 insieme a Starbook e un nostro amico, andammo a vedere Rosetta (90 minuti di giri con il Garelli) proprio all’Alfieri Atelier, e durante i trailer anteprime del momento ci fu pure “L’elemento del crimine” del buon Lars in uscita di li a un mese, interamente virato in giallo. E il giudizio sardonico del nostro amico fu “ma questo è come le telenovelas che guarda mia mamma su rete 37”, ecco Climax per la maggior parte girato in rosso, farebbe un figurone con Lars sulla stessa emittente.
Nota a margine. E finalmente sono riuscito a ritrovare mentalmente, forse con gli schemi mentali di "Inside Out", e quindi ottenere una risposta alla domanda che mi crucciava, dove ho già sentito il brano nell'incipit del film? il pezzo tormentone di "Trois Gymnopedies (Primo movimento) " di Gary Numan (1980)?. In "Al lupo al lupo" di Carlo Verdone (1992) era uno dei due brani che suonava Sergio Rubini al pianoforte nel film, ovvero, Gymnopédie n. 2 di Erik Satie (1888). Non dico che qualcuno non possa riusare un brano già utilizzato da altri registi, ma in questo preciso caso mi tormentava il fatto di averlo già sentito da qualche altra parte, e posso dire sempre a titolo personale che Carlo batte Gaspar 1-0 solo per avere utilizzato l'originale.
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