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Rimini

Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film

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La recensione su Rimini

di Mulligan71
8 stelle

Richie Bravo, attempato cantante austriaco da night club, si esibisce a Rimini così come l'Elvis finale si esibiva a Las Vegas. Il maestoso cinema di Ulrich Seidl, oggetto filmico più unico che raro, questa volta porta i suoi desolati personaggi in Italia, in una Rimini perlopiù sconosciuta, vuota, nebbiosa, nevosa. Il tema della solitudine, sempre centrale nelle sue opere, tutte imprescindibili, è qui raffinato e stilizzato dalla famosa città balneare, con i suoi alberghi vuoti, le insegne spente, le comitive di turisti anziani che vedono nel decadentismo romantico di Bravo, una specie di idolo di gioventù, un riflesso dell'amore (all'italiana) e una nostalgica ricerca del tempo perduto. Poi c'è la storia privata di questo cantante melodico, interpretato da un gigantesco Michael Thomas (quasi una nemesi del vecchio wrestler Mickey Rourke, nel "The Wrestler" di Aronofsky), che vive di espedienti, fra esibizioni per pensionati austriaci e facendo il gigolò per donne anziane, trascinandosi fra un bar e l'altro, fra una sbornia e l'altra, fino all'incontro con una figlia perduta, che viene a reclamare il dovuto. Non c'è speranza alcuna, nei film di Siedl, lui ci mostra il mondo che non vediamo o che decidiamo di non vedere e lo fa sempre in modo diretto e implacabile. La storia è importante ma non è il punto fondamentale: è ciò che gira attorno ai protagonisti, sono le lettere bruciate di un'insegna, le stazioni sporche, le case sventrate, le reti divelte, il puzzo della morte delle RSA, le altalene vuote, insomma sono i dettagli che raccontano perfettamente il mondo in cui viviamo, a volte con un nichilismo difficilmente sostenibile ma necessario. "Rimini" è una grande ballata triste, è quello che non vedrete mai e che proprio per questo è necessario vedere. Un regista ai margini del grande Cinema pur essendo uno dei maestri contemporanei.

 

 

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