Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film
AL CINEMA
"A ognuno quello che si merita".
Un vecchio si aggira tra i corridoi di una casa per anziani che, più che accoglierlo, lo imprigiona affinché sopravviva fino a quando il suo destino sarà compiuto.
Intanto un uomo con un vistoso cappotto di pelliccia (di foca) scende da un treno e si avvia entro un paesaggio lunare tutto ombre e nebbia, fino a raggiungere una dimora familiare. I due sono padre e figlio, austriaci, che si ritrovano, assieme all'altro figlio e fratello, per i funerali della anziana moglie e madre.
A funzione celebrata, con una breve esibizione del figlio cantante da night e balere, quest'ultimo torna presso la sua dimora italiana in Rimini.
Ma è inverno, il tempo è brutto al punto da far sembrare il paesaggio desolato e nebbioso, costellato di costruzioni brutte dalle geometrie scoordinate una con l'altra, come un luogo per nulla dissimile alla natia Austria.
La vita di Ricky Bravo, cantante melodico da balera, ha avuto momenti decisamente più esaltanti in quei bei anni '80 che ancora emergono sotto forma di stile e modalità di vita e di pensiero ormai demodé e non più credibile ai giorni nostri digitali e frenetici.
Ma Bravo non si arrende e canta, seduce donne attempate da cui si fa pagare come un aitante prostituto paffuto dai modi di fare kitch in linea con l'abbigliamento fuori luogo da cui non riesce a prendere le distanze.
L'apparire della figlia nei dintorni della eccentrica villa Bravo, che il proprietario è spesso disposto ad affittare ai suoi fans per integrare le sue ormai scarse entrate, significherà per il cantante dover affrontare un nuovo ed imminente problema, più in termini finanziari che affettivi.
Il cinema dell'incredibile ed inquietante regista austriaco bravissimo Ulrich Seidl comunica da sempre disfacimento, pura sussistenza con mezzi di fortuna, oltre che morte dei sentimenti e imbarbarimento dei sensi.
I personaggi di Seidl si aggrappano con le unghie a stili di vita, comportamenti, fissazioni che nell'attuale contesto appaiono folli, grotteschi, patetici, inadeguati.
La nuova fatica cinematografica del peculiare regista austriaco, presentata in Concorso alla Berlinale 2022, non fornisce soluzioni nuove sotto forma di tematiche e singole fissazioni rispetto alle opere della sua sino ad ora notevolissima carriera di regista, ma costituisce un nuovo fondamentale e non meno moralmente devastante tassello a testimonianza del disfacimento non solo fisico, ma soprattutto dei sentimenti che governa società formalmente evolute e benestanti.
Seidl scandaglia la deriva che troppo spesso trasforma gli esseri umani in fonti di egoismo ed egocentrismo dai connotati ferini che vanno oltre ogni plausibile forma di degrado.
Laddove il piglio sarcastico che sfocia spesso nel grottesco, finisce alla lunga per destabilizzare e disorientare.
Fino a fare del male ed imbarazzare l'occhio di uno spettatore che cerca di rassicurarsi giudicandosi al di fuori dei personaggi-mostro che abitano le storie di Seidl, ma accorgendosi poco dopo di osservare personaggi e situazioni con un distacco che non pare più dividere due abissi, ma unire piuttosto due dimensioni, quella dello schermo e quella reale, che si trovano tutt'altro che in netta antitesi.
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