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Il gioco delle coppie

Regia di Olivier Assayas vedi scheda film

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La recensione su Il gioco delle coppie

di laulilla
8 stelle

Il titolo italiano è, al solito, fuorviante, ma il film, se non vi lasciate ingannare, è un'occasione intelligente per riflettere sorridendo!

 

Il titolo italiano, forse, si propone di attrarre chi cerca una commedia piccante, ma è del tutto fuori luogo per quest'ultimo film di Olivier Assayas, il sofisticato regista francese che con i suoi personaggi, questa volta ci parla dei problemi che stanno nascendo per il mutamento velocissimo della tecnica della comunicazione.  

Internet, infatti, ha favorito non solo la velocità della posta e delle transazioni commerciali, ma, soppiantando completamente i lenti modi utilizzati da secoli per divulgare il pensiero e la scrittura, ha messo in crisi il mondo degli editori, figure professionali, forse in via di estinzione, mediatori indispensabili, fino a ieri, fra le esigenze del mercato librario e quelle della libertà dell'esprimere e del creare.

In questo film, intelligente e spiritoso, Assayas ci fa entrare subito nel cuore del problema: un editore, Alain (Guillaume Canet), uno scrittore Leonard (Vincent Macaigne), molte discussioni, amabili e chic, come si conviene a intellettuali di buona cultura e un po' nostalgici dei tempi in cui gli editori sceglievano i loro autori avendo ben presente il loro pubblico, secondo una prassi consolidata, ora travolta dalle opportunità offerte dal web, luogo per eccellenza degli scrittori "fai da te".

 

Le donne del film, a loro volta intelligenti e colte, sembrano essersi adattate un po' meglio all'evolversi dei tempi: la moglie di Alain, Selène (Juliette Binoche), già attrice shakespeariana, si è da tempo rassegnata a interpretare ruoli molto meno prestigiosi, recitando per i serial televisivi la parte di donna poliziotto, orribilmente travestita; la moglie  di Leonard, Valérie (Nora Hamzawi), è segretaria di un uomo politico di sinistra e lo aiuta nella corsa elettorale, quanto mai incerta, perchè anche nella società è penetrato il virus dei social network e anche i politici sono soggetti ai Like e al narcisismo degli incompetenti.

Chi, invece, non nutre alcun dubbio sulle magnifiche sorti e progressive del futuro virtuale è la giovanissima segretaria-amante di Alain: Laure (Christa Théret) ottimista come è giusto che sia una giovane donna che ha studiato a fondo il problema e che si impegna per inventare soluzioni alle difficoltà crescenti, senza riserve nostalgiche, ma animata da profonda fiducia nel futuro, senza la quale, non restano che i rimpianti sterili e una battaglia di retroguardia sicuramente perdente.

Il bel finale sorridente sembra ridestare, anche nei personaggi più disillusi, un po' di speranza, trasmettendola, come mi auguro, agli spettatori. Grandissimi gli attori, credibilissimi nella parte difficile che il regista ha voluto assegnare loro, in questo suo ultimo film talvolta surreale nel gioco tragi-comico del rispecchiamento narcisistico che spesso lo rende spiazzante e non tra i più facili: non per tutti, perciò.

 

 
 
 
 
 



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Ultimi commenti

  1. supadany
    di supadany

    Il titolo italiano è terrificante, ma chi ci ha investito cerca - giustamente - di adescare anche lo spettatore occasionale, anche in considerazione del periodo in cui è uscito in sala.
    Per questo hai fatto bene a specificare di non farsi ingannare, dato chi legge qui è in gamba.
    Andando oltre, per me a Venezia meritava un premio (come idea, miglior sceneggiatura) ed è uno scandalo che sia arrivato in laguna solo perché scartato da Cannes (...).
    E sì, non è un caso se, come scrivi, le donne sono più scafate.
    ;-)

    1. obyone
      di obyone

      Come ho scritto nella mia recensione non trovo poi così scandaloso che Cannes lo abbia scartato. Sottintende troppi concetti legati alla distribuzione alternativa del cinema. E Cannes per quello che rappresenta non poteva certo permettersi un film così palesemente audace.

    2. laulilla
      di laulilla

      Roberto, se il tuo commento era per me, allora ti dico che mi pare eccessivo il tuo giudizio negativo su Cannes. Le regole troppo rigide per l'ammissione di un film al suo festival, che rimane il più importante e il più prestigioso, possono sicuramente essere corrette, ciò che non toglie che la difesa delle sale vada fatta e che la Francia lo faccia anche con una politica complessva nei confronti del cinema che è lontana anni luce dal disinteresse italiano, perché qui i processi del cambiamento non sono né governati, né monitorati, determinando la situazione disperata delle nostre sale. Fra l'eccesso di protezionismo e il laissez faire di casa nostra è urgente, a mio avviso, che si trovino le giuste mediazioni "politiche", che rilancino sale e cinema. Non sarà facile, è vero!

    3. obyone
      di obyone

      Scrivevo in merito al commento di Daniele che trovava scandaloso il fatto che il film non fosse stato messo in concorso. Io lo trovo assennato visto il loro convincimento a mantenere inalterato lo status quo. Non era nemmeno mia intenzione paragonare la Francia all'Italia e infatti non l'ho fatto. Io mi limito solo a dire che il Festival di Cannes, per come è strutturato (il direttore non ha affatto la libertà che si vorrebbe credere nelle scelte dei titoli) non avrebbe mai accettato un titolo che solo osa discutere di alternative distributive. La mia era solo un'analisi obiettiva. Per lo stesso motivo del resto hanno scattato i titolo Netflix e, se posso aggiungere, mi sembra strano che i loro migliori film (in lingua inglese) siano finiti a Venezia e a Toronto. O forse anche questa scelta dipende dal protezionismo linguistico per cui i francesi sono famosi

  2. laulilla
    di laulilla

    Grazie del passaggio e del commento, che condivido anche per lo scandalo che a Venezia non abbia ricevuto alcun riconoscimento e che a Cannes non sia stato neppure accettato (come Roma, d'altra parte!) Buon 2019 e buon cinema!

  3. champagne1
    di champagne1

    sembra un'altra commedia d'Oltralpe capace di coniugare sorriso e pensiero, e che dalle nostre parti risultano sempre più rare...

    1. laulilla
      di laulilla

      Film delizioso! un saluto e buon2019

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