Regia di Daniel Auteuil vedi scheda film
Una cena a casa propria in cui invita Patrick, l'amico di sempre, con la sua nuova compagna, la giovane e conturbante Emma, dà a Daniel l'opportunità di provare a immaginarsi nei panni dell'altro, che ha accantonato le austere certezze della vita borghese a favore di una botta di vita in cui lasciarsi andare al di fuori di schemi e convenzioni ...
Narrato come un sogno ad occhi aperti intervallato da scampoli di realtà, il film prova a cogliere le ansie e i timori di quella età in cui si sa di aver realizzato qualcosa ma non tutto di quanto si era desiderato in gioventù e si teme di avere sempre meno tempo e occasioni (ammesso che sia possibile) per realizzarlo compiutamente.
Commedia garbata e tutto sommato a tratti anche divertente, con attori in grado di far emergere compiutamente i personaggi, non sembra però avere quella capacità di osare di essere anche graffiante, di andare un po' sopra le righe.
Se da un lato è fin troppo facile innamorarsi di Adriana Ugarte o - da danarosi benestanti - spendere patrimoni per giocare a fare gli innamoratini a Venezia, tutto rimane nel sopito, senza alcuna voglia di dare davvero corpo ad una rivoluzione personale ed esistenziale, che ogni giorno ci tenta.
Ben diverso è l'atteggiamento Gogolesco (nel senso di Nikolaj Gogol) con cui lo stesso tema è affrontato da una solida maschera quale il ragionier Fantozzi nei confronti della signorina Silvani (rivalutare Paolo Villaggio!).
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