Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Un omino mite e insignificante vive colorando le carte geografiche delle enciclopedie, ma la sua vera passione è l’araldica: per la strada individua persone delle quali crede di riconoscere i quarti di nobiltà, poi le contatta offrendo loro uno stemma di famiglia disegnato da lui stesso sulla base di improbabili ricerche d’archivio; agli occhi della giustizia, però, è un truffatore. Storia di un Charlot contemporaneo, o meglio fuori del tempo: veste in giacca e cravatta anche dentro casa, va in giro con un’ingombrante cartella di disegni, addirittura scrive lettere con la penna d’oca. Cronologicamente a metà strada fra il boom e la Milano da bere, si trova fuori posto dovunque e neanche sa di essere infelice: forse arriva a sospettarlo solo quando incontra l’ex compagno di liceo che ha fatto fortuna con mezzi non proprio puliti. Poi c’è la ragazzotta per la quale prova una specie di innamoramento: dapprima una presenza sfuggente, che forse avrebbe fatto meglio a restare tale ma che invece poi si definisce e conduce a un finale fin troppo consolatorio. Un film dalla trama esile, tipico di Olmi, con un non-protagonista nato per passare inosservato ma che sa regalare un po’ di amaro divertimento.
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