Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Tomas Milian/Luigi Maietto, detto il "Cinese" all'arrivo "undici a mezzanotte" nel suo covo,di un accigliato Marco/Guglielmi/avv. Marchetti:- "Ah ah buonasera, avvocà, lo vuole un caffè?"
Avv. Marchetti:- "Non voglio un cazzo."
Maietto:-" Ah ho capito avvocà, ma che c'entra? Io le avevo offerto un caffè, mica un cazzo."
Tra i più belli e dalla forte personalità polizieschi italiani diretti da Lenzi, veramente bravo per questo genere di film, il giudizio della rivista da certa vecchia critica tipo parruccone-cariatide di sinistra, e per cui questi film erano prevedibilmente e invariabilmente "fascisti", è tra i più ridicoli e ormai totalmente fuori dal tempo e dalla realtà, di quelli presenti nella totalità dei titoli inseriti.
Strepitoso il cast fino all'ultimo dei caratteristi come Rosario Borelli killer sfregiato, Fortunato Arena o Ennio Antonelli barbiere carcerato di Regina Coeli, del boss italoamericano John Saxon/Di Maggio; ma fra le tante cose ricordate e attribuite a sproposito come anticipatrici di questo o quell'altro ai film di genere poliziottesco italiano come questo, gioverebbe ricordare che è tra i primi film in cui sia possibile vedere degli scassinatori aprire una enorme cassaforte con la lancia termica, nella lunga sequenza notturna da "supercolpo" aggirando sistemi di allarme ai raggi e luci infrarossi, nel Palazzo della Danubio assicurazioni, cinque anni prima che la lancia termica sarà protagonista di una memorabile sequenza in un famosissimo film di Michael Mann.
Notare le inquadrature plastiche e favolose(fotografia di Federico Zanni, e montaggio dell'espertissimo Eugenio Alabiso) fin sulle rampe dei parcheggi alla Standa dell'epoca quartiere EUR, viale dell'Oceano Atlantico, tra Claudio Undari/Robert Undarcon i suoi sgherri, e Merli/Tanzi.
Da tramandare a memoria come sempre, certe battute romanesche meno volgari del solito ma più in linea con la eleganza trucida del boss Luigi Maietto detto "Il Cinese", interpretato per l'ennesima volta in maniera magistrale da un Tomas Milian relegato in due tre ambienti statici, tra cui una storicissima location, in una vecchia trattoria romana sulla Portuense, ma sempre grandissimo.
Sugli scudi pure il feroce John Saxon boss Frank Di Maggio che uccide chi commette sgarri con le palline da golf, o sbranato dai suoi cani tra cui alani.
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