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Le nostre battaglie

Regia di Guillaume Senez vedi scheda film

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La recensione su Le nostre battaglie

di supadany
6 stelle

Torino Film Festival 36 – Concorso Torino 36.

Già in condizioni ordinarie, coniugare un lavoro di responsabilità agli impegni di una famiglia con figli piccoli richiede un dispiego ragguardevole di energie psicofisiche, tanto che qualora sopraggiungessero avversità e incognite, magari in tandem, risulterebbe oltremodo complesso mantenere i nervi saldi e far quadrare le esigenze.

Comunque sia, non parliamo di una congiunzione saltuaria, bensì di un eloquente segno dei tempi amari e crudi che stiamo attraversando, come se fossimo una barchetta in balia di una tempesta, con preoccupazioni quotidiane a cui non è sempre immaginabile rispondere come vorremmo.

Sul posto di lavoro, Olivier (Romain Duris) è costantemente sotto pressione, pronto a sostenere i colleghi in difficoltà, per di più in numero crescente a causa delle ripetute minacce di licenziamento, alle quali controbatte con una dedizione coriacea.

Un impiego dispendioso, ancora più faticoso da svolgere quando a casa sua moglie Laura (Lucie Debay) scompare senza fornire alcun preavviso, costringendolo a prendersi cura dei loro due bambini, usufruendo temporaneamente del sostegno di sua sorella Betty (Laetitia Dosch).

Sottoposto a uno stress sempre più evidente, Olivier dovrà prendere decisioni impellenti, che determineranno il suo futuro lavorativo e le prossime mosse della sua famiglia.

 

Romain Duris

Le nostre battaglie (2018): Romain Duris


Tre anni dopo aver trionfato sempre a Torino con Keeper, Guillaume Senez torna in concorso con l’attesa opera seconda, nella quale condensa la precarietà della dimensione lavorativa con gli inciampi imprevedibili all’interno di un nucleo familiare, stabilendo una congiuntura predisposta al collasso.

Nella fattispecie, il prologo à la Ken Loach viene precocemente irradiato da una squassante problematica aggiuntiva, direttamente collegata alle difficoltà di condurre una famiglia in questi tempi disgraziati, instaurando in questo modo un doppio spartito, per quanto il vaso comunicante sia non raggirabile. Un peso che finisce per gravare interamente sulle spalle di Olivier e conseguentemente su Romain Duris, combattivo come non mai e lontano anni luce da quei ruoli leggeri che lo hanno consacrato negli anni (ad esempio in Il truffacuori e Tutti pazzi per Rose, senza dimenticare che ha anche lavorato per grandi autori, in film come Una nuova amica e Mood Indigo – La schiuma dei giorni).    

Questo combinato disposto si rimbalza la palla per l’intero arco espositivo, che si presenta pulito e tenace, essenziale, ma non per questo avaro in fatto di partecipazione emotiva.

Così, il fraseggio possiede connotati estremamente scattanti, in sintonia con le rincorse ai mille pensieri della famiglia Vallet, nonostante contempli un carico rilevante di temi e aspetti, come l’indifferenza calata dall’alto sui lavoratori, cui viene chiesto di dare di più in cambio di situazioni disagevoli, il dovere di guardare avanti anche quando il mondo si prepara a crollare, ma soprattutto di prendere una posizione politica, scegliere da che parte stare, perché rimanere nel limbo equivale ad arrendersi.

Semmai, il limite principale è riscontrabile in una parte centrale che progredisce pigramente, mentre al contrario l’ultimo settore è assalito da un’improvvisa urgenza di chiudere ma, a prescindere da qualunque considerazione puntuale, Nos batailles rimane un discreto esempio di cinema impegnato e centrato, eseguito con buon senso, senza la pretesa di poter offrire tutte le risposte del caso, semplicemente perché tra le molteplici apprensioni di ogni giorno, si possono lanciare alcuni indizi e socchiudere delle porte, ma è impensabile giungere ai titoli di coda con uno strike.

Spontaneo, sostanzioso e un po’ frettoloso nell’ultimo miglio.

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