Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
Il secondo film diretto in proprio da Francesco Rosi ha alcuni scompensi, provenienti dalla sceneggiatura - scritta dal regista stesso, da Suso Cecchi d'Amico e da Giuseppe Patroni Griffi - che dà ampio spazio alla storia d'amore tra i personaggi resi sullo schermo con convinzione da Renato Salvatori e dalla sfortunata e bellissima Belinda Lee, a scapito della più interessante vicenda - incentrata su lavoro (illegale) ed immigrazione - il cui protagonista è Alberto Sordi.
L'autore napoletano appare incerto tra i registri tipici della commedia all'italiana, prevalenti nelle scene in cui recita un efficace Sordi, al quale però, in due o tre sequenze, vengono concessi alcuni istrionismi appartenenti al suo repertorio, e quelli, più seri, da film di denuncia sociale.
Ne esce fuori un lavoro di discreta fattura e, allo stesso tempo, controverso ma dall'eccelso valore figurativo, grazie anche al contributo della strepitosa fotografia in bianco e nero del maestro Gianni Di Venanzo, a suo agio sia nelle scene ambientate nei porti di Hannover e Amburgo, sia in quelle negli interni fumosi dei locali notturni delle città tedesche.
Voto: 7.
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