Regia di Brady Corbet vedi scheda film
Musica leggera a darci fiato.
• Prologo: 1999 [una delle tante Columbine, Colorado, U.S.A., terzo da Sol; Raffey Cassidy (re)interpreta - con Stacy Martin, la ghost writer, “traditrice” e zia/balia - Hannah Montana].
• Atto I: 2000-2001 (11/09/'01 - Manhattan, N.Y. - New York - U.S.A.).
• Atto II: 2017 (Croazia '17, aka: Tunisia '15).
• Epilogo: HomeComing Performance [Natalie Portman e Sia (re)interpretano Miley Cyrus/Lady Gaga/Beyoncé o, d'altre longitudini - tipo una Notte in Italia -, M¥ss Keta e Chadia Rodriguez. O... Geppo-Joan-Adrian(o) Celentano...], senza Bataclan.
“Vox Lux”, l'opera seconda di Brady Corbet girata 3 anni dopo l'esordio di “ChildHood of a Leader” (Vox... DVX), non è altro da quel che dichiara d'essere: A Twenty-First Century Portrait. E quel che conta è che - pur rimanendo, prima di tutto, un tentativo [è ancora un secolo (post)adolescente (secondo i canoni contemporanei), perché, pur essendo quello passato terminato al centro dell'Europa nel 1989, sollevando polvere di calcinacci, pietre e mattoni e intonando stridii metallici di martoriato filo spinato (così tanto tornato in auge e in voga oggi), questo è nato comunque solo una dozzina d'anni dopo, al giusto e corretto passaggio di testimone fra millenni, nella newyorkese estate indiana del 2001, dov'e quando vide la luce e fu messa in scena “la più grande opera d’arte possibile nell’intero cosmo” (Karlheinz Stockhausen), e solo adesso, rapportando l'età secolare con quella media umana, in attesa che la 2ª raggiunga e superi la 1ªa, s'è fatto "simbolicamente" (senz'alcun significato in/es-trinseco e ulteriore) maggiorenne] - lo è davvero. Superficialmente profondo (per restare in tono e adeguarsi alla stratificazione dell'architettura: maschere e proiettili). E (ancora) strutturalmente _in_comprensibile.
Coi dovuti distinguo, le imprescindibili contestualizzazioni e l'adeguamento alla valuta corrente: Stanley Kubrick ["A ClockWork Orange" (la scena accelerata su un pezzo della partitura di Scott Walker), "Barry Lyndon" (la sarcastica voce narrante semi-onnisciente), "the Shining" (un OverLook di passaggio e slapstick), "Eyes Wide Shut" (direzione/recitazione degli attori, e come questi entrano nell'inquadratura e aprono le porte)], Lars von Trier [ancora il voice over, qui di Willem Dafoe, mentre in "DogVille"/"Manderlay" fu di John Hurt e per "the House that Jack Built" toccò, prima di palesarsi in carne ed ossa, a Bruno Ganz: e proprio dall'attuale opera temporaneamente ultima del danese il regista e sceneggiatore Brady Corbet cortocircuita anche il faustiano patto col diavolo, tra(d)endolo dalla traumatica esperienza adolescenziale vissuta da Celeste (divenuta poi anche una manipolazione operata nei confronti della sorella maggiore) e declinandolo e riducendolo a scherzo supremo coinvolgendo the Pelvis, the King, Elvis Aaron Presley from Tupelo, Mississippi, to Memphis, Tennessee: "It's one for the money / Two for the show / Three to get ready / Now go, cat, go!"] e Jonathan Glazer ("Birth", per una New York poco vista così – si pensi anche a “In the Cut” di Jane Campion -, pur fra le mise en abyme delle monolitiche pietre miliari che ne contraddistinguono lo skyline, e "Under the Skin", per la “presa diretta” sulla vita e la strada, svoltato un angolo).
Grande prova di Natalie Portman (Celeste da adulta), che si somma a quelle presenti in e create per Léon, Closer, Free Zone, My BlueBerry Nights, Black Swan, Knight of Cups, Song to Song, Annihilation e Lucy in the Sky, e che qui impersona un carattere che parrebbe comportarsi come facente parte di un corrispettivo moderno della Greatest / G.I. Generation statunitense (Grande Depressione e Seconda Guerra Mondiale) o dei reduci e sopravvissuti inglesi alle V2 su Londra e dintorni (WW2). In minore, ma altrettanto valide, anche perché coprenti un più vasto arco temporale, Jude Law (il produttore storico; Gattaca, Midnight in the Garden of Good and Evil, eXistenZ, A.I. - Artificial Intelligence, Closer, My BlueBerry Nights, Contagion, Side Effects, the Grand BudaPest Hotel, the Young Pope, A Rainy Day in New York) e Stacy Martin [Eleanor, la sorella maggiore di Celeste: nella realtà più giovane di 10 anni rispetto alla protagonista; Nymph(°)maniac, il Racconto dei Racconti, the ChildHood of a Leader, le Redoutable]. E il discorso vale anche per Raffey Cassidy, che però interpreta due personaggi diversi, ma della stessa età (Celeste da giovane, e sua figlia Albertine).
Maria Dizzia, in una piccola parte, per forza di cose rimane impressa.
Chiudono il cast Jennifer Ehle, Christopher Abbott (“Catch-22”) e il già menzionato Willem Dafoe.
Fotografia: Lol Crowley (“Utopia - 2”, “the ChildHood of a Leader”, “the OA - 1”, “Black Mirror - 4.3: Crocodile”). Montaggio: Matthew Hannam (“AntiViral”, “Enemy”, “InTo the Forest”, “Swiss Army Man”, “the Expanse - 1 e 2”, “the OA - 1”, “It Comes at Night”, “WildLife”). Musiche classiche (partiture della colonna sonora): Scott Walker. Musiche pop (canzonette volutamente ridicole): Sia.
Scott Walker - Anthem
Scott Walker - Terrorist
Scott Walker - Druggie
Sia – Hologram (Raffey Cassidy): videoclip “ufficiale” diegetico.
Sia – Wrapped Up (Natalie Portman): videoclip ufficiale extra-diegetico.
Bellissima (nuovanonima) inquadratura dal basso [dopo quelle similari all'art déco del Chrysler Building, al neo-rinascimentale del Fuller (Flatiron) Building e ad altre correnti (↓⇓↓) piantate sull'agglomerato zoccolo duro del metamorfico micascisto di Manhattan: e sono le uniche immagini “belle” (villeneuviane) di un film umanamente brutalista che procedendo divora sé stesso dispiegandosi], con leggero carrello/zoom in avanti, della neo-futurista Freedom Tower (One World Trade Center) di David Childs (nooo, non è fra queste ↓⇓↓), mentre una nuova mitopoiesi ha inizio e risorge da Ground Zero ridando un aggiornato - ma similare al precedente e identificabile col consueto - punto di riferimento alla Città, meridiana del Mondo.
...questa musica leggera
così leggera che ci fa sognare...
«Su consiglio di un produttore, Celeste avrebbe cambiato il testo da “io” a “noi”, e, dopo poco, tutto il Paese si sarebbe trovato in armonia con i suoi sentimenti. Non era il suo dolore: era il loro. Non era più solo la sua esperienza: la reclamavano come loro. Nel corso dell'anno seguente la canzone sarebbe diventata un inno per la nazione. In breve, divenne una hit.»
...e il futuro che viene
a darci fiato...
* * * ¾
Bonus Track (Pretty Much Same Thing)
La Storia, poi, è sempre la "stessa medesima", XX ⇔ XXI.
"Christianity will go. It will vanish and shrink. I needn't argue about that; I'm right and I'll be proved right. We're more popular than Jesus now; I don't know which will go first: rock 'n' roll or Christianity." -- John Lennon, Marzo 1966.
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