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Dreamland

Regia di Miles Joris-Peyrafitte vedi scheda film

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La recensione su Dreamland

di supadany
5 stelle

Torino Film Festival 37 - Festa Mobile.
Nel bel mezzo dei periodi storici flagellati da una crisi economica, il disagio sociale fa sì che i sogni diventino l'unico appiglio da agguantare, con le unghie e con i denti, per resistere alla sfuriata della tempesta, in trepidante attesa che l'orizzonte si schiarisca.
In queste condizioni, in apparenza sprovviste di speranza, le personalità controverse emanano un'attrazione particolarmente intensa, soprattutto su chi non ha ancora progetti per il futuro e si percepisce come un corpo estraneo nel suo habitat, fantasticando una svolta che rivolti la sua vita come un calzino.
In Dreamland, questa occasione assume le sembianze di una fuorilegge. Per giunta, di una bellezza qual è Margot Robbie, per cui il ragazzino di turno non può fare altro che crollare ai suoi piedi. Per poi risvegliarsi in un luogo dell'anima che scopre non essere suo.
Stati Uniti, negli anni della Depressione. Allison Wells (Margot Robbie) è una fuorilegge, sulla cui testa è stata appuntata una generosa taglia, pari a diecimila dollari.
In fuga dopo una rapina andata male e gravemente ferita a una gamba, Allison trova riparo in un granaio.
Qui conosce Eugene (Finn Cole), un ragazzo disorientato che, invece di denunciarla, la cura, sognando di fuggire in Messico con lei.
Il loro progetto prenderà corpo, nonostante i rischi impliciti e il fiato sul collo di George (Travis Fimmel), il patrinio del ragazzo.

 

Travis Fimmel, Margot Robbie

Dreamland (2019): Travis Fimmel, Margot Robbie


Dreamland ricade in una sottocategoria filmica che da Gangster story in poi ha sfornato epigoni di ogni sorta, dissodandone il terreno con l'apporto di addendi variamente modificati.
Questa volta, la coppia ha un evidente sbilanciamento nei rapporti di forza verso la parte femminile e le tempeste di polvere segnano una crisi che diffonde la povertà togliendo il pane dalla bocca degli affamati.
Uno scenario agonizzante, che toglie all'amore e ai sogni il respiro per realizzarsi, una congiuntura che sprona a compiere scelte estreme, senza nemmeno prendersi il tempo per fare due calcoli.
Il film diretto da Miles Joris-Peyrafitte (As you are) è suddiviso in due atti: la pianificazione di una fuga e la fuga stessa.
Quindi, a una prima parte di natura intimistica dedicata alla scoperta reciproca, segue una seconda movimentata, con il fatalismo pronto a intervenire, l'ipotizzato paradiso detronizzato dall'inferno, l'esperienza sul campo che annienta ogni velleità.
Un complesso dalla struttura lineare e piana, prevedibile ma anche sufficientemente epidermica, ordinata fino all'epilogo, quando sbraccia impunemente - con frutti contraddittori - nel tentativo di lasciare un segno inequivocabile.
Programmatico.

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