Regia di Felix Van Groeningen vedi scheda film
"Prima la mia vita era in bianco e nero. Da quando assumo le droghe è diventata in technicolor". È questa una delle frasi che Nic (l'insopportabile Timothée Chalamet di Chiamami col tuo nome), diciottenne americano di buona famiglia, appunta sul suo diario. Nic è il classico tossico dalla faccia pulita, il drogato della porta accanto che vive col padre (Carrel) in una famiglia ricostruita (la mamma vive sull'altra costa degli States). Il rapporto tra genitore e figlio sembra solido, fino a quando il padre non scopre di non conoscere affatto il discendente e di ignorare quasi completamente la sua inestirpabile e compulsiva dipendenza da ogni genere di droga (in particolare dal crystal meth, una metanfetamina). Per tirarlo fuori da quella situazione, il padre fa di tutto, ma Nic puntualmente ci ricasca.
Tratto dalle autobiografie scritte sia dal padre che dal figlio, il film di Felix Van Groeningen - che si era fatto apprezzare con Alabama Monroe, altra storia ad alta intensità emotiva, - precipita in un racconto confuso, un andirivieni temporale caotico e grondante retorica, una narrazione che segue l'instancabile determinazione del padre per salvare suo figlio dicendoci pochissimo sulle ragioni della dipendenza dalle droghe e allestendo una retorica dei sentimenti davvero stucchevole, condiata da una musica invadentissima, incessante, che spazia dai Sigur Rós a Neil Young, passando per i Nirvana, Bowie e Tim Buckley.
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