Regia di Felix Van Groeningen vedi scheda film
L'uscita a fine stagione di "Beautiful boy", presentato al festival di Roma 2018, non lasciava sperare troppo bene e il film in effetti si rivela un po' deludente. È un dramma familiare sul rapporto tra un padre e il figlio ventenne, che non riesce ad uscire dal tunnel della droga, che non entusiasma a causa di una struttura drammaturgica un po' vecchiotta, che qui si avvale anche di numerosi flashback e incastri temporali non particolarmente originali. Il regista belga Van Groeningen è sincero nella sua volontà di sensibilizzazione su un tema ancora spinoso, basandosi sui libri di memorie sia del padre che del figlio, ma la sceneggiatura diventa presto ripetitiva e lo scavo psicologico a tratti piuttosto superficiale perché non ci si concentra troppo sulle motivazioni che spingono il giovane a drogarsi. Così su una durata di ben due ore il film cerca un po' troppo la scena a effetto e raramente emoziona, soprattutto grazie all'impegno degli attori fra cui ho preferito l'ottimo Steve Carell, ormai votatosi ai ruoli drammatici, mentre Timothee Chalamet è ugualmente carismatico ed espressivo, ma limitato da un ruolo meno approfondito, che non subisce una evoluzione come quello del padre. Ci si aspettava una nomination all'Oscar per entrambi che non è arrivata. I contributi tecnici sono validi ma il film nel complesso non si stacca dalla media di prodotti dignitosi ma un po' superati sul tema del terribile flagello della droga.
Voto 6/10
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